L'ex difensore napoletano
Ferrara e il suo amico geniale Maradona: “Non sono riuscito ad aiutare Diego”
Non smette di emozionarsi Ciro Ferrara a pensare al suo amico, compagno di squadra, capitano al Napoli, “amico geniale”, forse idolo Diego Armando Maradona. Un sentimento che non muore e non perde forza, anzi. Un anno fa il difensore aveva pubblicato, in occasione dei 60 anni di Maradona, il libro Ho visto Diego e dico ‘o vero (Cairo Editore). Il 25 novembre, qualche settimana dopo, la notizia della morte del Pibe de Oro, a 60 anni, all’improvviso. Una notizia da prima pagina in tutto il mondo.
“Ho conosciuto Diego nella sua grandezza e nella sua debolezza – ha detto Ferrara in un’intervista a Sette, il settimanale de Il Corriere della Sera – ne ho visto le zone di luce e d’ombra. Certo non era un professionista esemplare, ma in campo era unico. Per un periodo abbiamo abitato nello stesso palazzo. Tornavo dagli allenamenti e lo trovavo in garage che faceva i pesi. Diceva: ‘Mi sono svegliato tardi, Ciro’. Diego doveva essere protetto da sé stesso. Quando l’ho conosciuto avevo vent’anni, ero un ragazzo, non era facile convincerlo, aiutarlo e a me mancavano il coraggio e la personalità per stargli vicino e parlargli nel modo in cui lui aveva bisogno. L’ho capito crescendo”.
Ferrara che oggi commenta il calcio per la piattaforma streaming Dazn e che fa il nonno di Leone, figlio di sua figlia Benedetta. E che ricorda. Ricorda a partire da quella sera nel giugno 1987, quando in un’amichevole Italia-Argentina l’allenatore della Nazionale Azeglio Vicini lo fece esordire. In marcatura proprio del Pibe de Oro, suo capitano al Napoli. Aveva cominciato tardi a giocare, a 14 anni, in un club giovanile, il Salvator Rosa, dopo aver praticato altri sport. Solo il pallone però “mi ha travolto”.
Maradona, in quel libro che un anno fa Ferrara gli dedicava, scriveva così nella prefazione: “Da te, Ciro, mi sono sentito sempre e comunque protetto, dentro al campo ma anche fuori. In te ho trovato uno sguardo sincero, complice, quello di chi davvero è sempre pronto a difendermi, di cui ti puoi fidare senza dubbi”. Quando Ferrara passò alla Juventus el diez lo abbracciò e gli disse: “Se per te è un bene, ti auguro il meglio”. E l’Avvocato Gianni Agnelli che avrebbe voluto portare anche Maradona a Torino.
“Diego era Diego, un visionario: è venuto a Napoli senza conoscere la piazza e forse nemmeno il valore vero della squadra. Ma a lui non importava, voleva vivere un sogno. Ha provato a suo modo a cambiare una città, una piazza, un popolo intero. Ha preso posizioni forti in alcune circostanze come quando alla vigilia di Italia-Argentina, semifinale del mondiale, a chi si chiedeva per chi avrebbero tifato i napoletani disse: trovo di cattivo gusto chiedere adesso ai napoletani di essere italiani per una sera, dopo che per 364 giorni all’anno li avete trattati da terroni … Aveva diviso la città”. Memorabili le scene del primo ritorno a Napoli, allo Stadio San Paolo che oggi è lo Stadio Diego Armando Maradona, del Pibe de Oro proprio per l’addio al calcio di Ferrara. Scene di isteria e di giubilo collettivo.
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