La polemica
Film sulla tragedia di Fortuna Loffredo, il legale del papà: “Va ritirato, chiesto un milione di risarcimento”
Il ritiro del film prodotto da Rai Cinema e Wonder Pictures e un milione di euro a titolo di risarcimento danni. Sono queste le richieste che l’avvocato Angelo Pisani ha avanzato per bloccare la riproduzione cinematografica della tragica storia di Fortuna Loffredo, la bambina morta il 24 giugno del 2014 dopo essere stata scaraventata dall’ottavo piano de palazzo al Parco Verde di Caivano dove abitava e dove viveva anche l’uomo accusato di averla violentata e uccisa.
«Il mondo del cinema deve avere rispetto dei bambini e dei diritti dei minori, deve essere un esempio di cultura e valori, non solo business. Per questo chiediamo che il film venga ritirato e un risarcimento da un milione di euro» spiega l’avvocato Pisani, legale di Pietro Loffredo, il papà di Fortuna. Per quel truce omicidio è stato condannato all’ergastolo, in via definitiva, Raimondo Caputo, che abitava nello stesso palazzo in cui abitava la famiglia della piccola vittima.
Il film a cui l’avvocato Pisani fa riferimento è intitolato “Fortuna – the Giant and the Girl”, diretto dal regista Nicolangelo Gelormino e vede tra gli interpreti Valeria Golino e Pina Turco. «Una pellicola – continua il legale – girata senza il consenso della famiglia nella quale si ripercorre la tragedia della bimba». Per Pisani, «non è giustificabile alcuna speculazione sulla sconvolgente tragedia della piccola: al regista e ai produttori è mancato finanche il garbo e lo stile di avvisare i genitori e i familiari del loro affare cinematografico, non curanti della tutela dei diritti dei minori e del dolore dei familiari nel rivedere e rivivere tale ricostruzione».
«Speriamo – conclude l’avvocato – che il regista e produttori si rendano conto della gravità e degli effetti che questo film può produrre soprattutto sui piccoli fratelli di Fortuna». Nell’atto indirizzato a Rai Cinema, Wonder Pictures e al regista Gelormino, l’avvocato Pisani contesta, fra l’altro, «l’arbitrario, ingiustificabile e temerario utilizzo del nome della bambina con scopi di speculazione, con strumentale e pregiudizievole associazione a fatti disgustosi e criminosi», tutto ciò «in danno finanche dell’atroce destino di una sfortunata bambina e della famiglia, in tal modo ulteriormente offese e mortificate».
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