Filo-palestinesi occupano la Columbia University, 300 arresti. Il sindaco di New York: “Operazione guidata da esterni”. Il rischio escalation

Sono stati circa 60 gli studenti filo-palestinesi a fare irruzione. Hanno rotto con un martello il vetro di una porta e occupato l’edificio, usando mobili per barricarsi dentro, tavolini e panche di ferro. All’interno dell’Hamilton Hall, dove si trova l’ufficio del Preside della Columbia University, l’occupazione degli studenti si è poi allargata a centinaia di persone, richiamando quella che la struttura aveva già vissuto nel ’68, quando lo stesso edificio fu il primo occupato contro la guerra in Vietnam, evento ricordato dall’ateneo proprio lunedì pomeriggio, quando il dipartimento di Storia aveva tenuto un collettivo sul tema.

Lo scorso 30 aprile il nome della sala è stato sostituito da quello di una bambina, Hind Rajab,  sei anni, palestinese uccisa in un raid a Gaza. Un atto di ribellione durato poco: c’è chi ha lasciato l’accampamento lunedì pomeriggio per evitare la sospensione, dopo l’ultimatum della preside Shafik. Mentre il campus è rimasto deserto, le lezioni si sono tenute online, e alcuni esami sono stati rimandati. Poi la richiesta alla polizia di sgombrare tutti gli accampamenti. Gli agenti sono arrivati in tenuta antisommossa e liberato l’accampamento montato più di una settimana fa per protestare contro Israele e contro la guerra nella Striscia di Gaza, facendo sapere che nessuno è rimasto ferito.

L’operazione è stata mostrata in diretta televisiva, con decine di studenti caricati sugli autobus; si è svolto tutto nella notte e in totale sono stati  300 arresti, come annunciato nel corso di una conferenza stampa il sindaco di New York, Eric Adams. “I protestanti includevano studenti ma erano guidati da individui “che non sono affiliati all’Università”, ha dichiarato il primo cittadino durante una conferenza stampa convocata dopo lo sgombero dei dimostranti nel campus universitario da parte delle forze dell’ordine.

L’escalation

Il rischio escalation è stato già annunciato dalla Casa Bianca: «Non è un esempio di protesta pacifica», ha detto John Kirby, portavoce di Biden. Nelle ore successive si sono infatti registrati scontri tra manifestanti filopalestinesi e forze dell’ordine anche all’interno del campus dell’Università dell’Arizona, a Tucson, con l’intervento della Polizia che ha richiesto proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Intervento sollecitato dal rettore Robert Robbins che ha chiesto diapplicare immediatamente le politiche sull’uso del campus e rispettare tutte le leggi corrispondenti, senza ulteriori avvisi: “L’Università continuerà ad agire nel miglior interesse dei nostri studenti, docenti e personale per garantire la loro sicurezza”. Per ultimo, scontri tra manifestanti filo-palestinesi e forze dell’ordine si sono manifestati anche nel campus dell’Universita’ della California, a Los Angeles. La situazione al momento resta sotto controllo, ma alla Columbia la polizia manterrà un presidio attivo nel campus fino al 17 maggio.