Gentile Direttore, ho avuto il piacere di leggere il Suo intervento sul caso di Giancarlo Pittelli. Il Riformista ha rotto il silenzio che dallo scorso mese di dicembre la stampa nazionale ha fatto calare sulla dura esperienza che sta vivendo il buon Pittelli e l’intera sua famiglia. Chi scrive ha avuto il piacere di avere Giancarlo Pittelli per 5 anni alla Camera quale compagno di banco, dal 2008 al 2013. È nata in quegli anni una bella amicizia, anche se da tempo con Giancarlo non ci si vedeva più. Ma l’affetto tra noi è rimasto immutato. Non conosco nel merito la vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto ma davvero non riesco a vederlo nei panni del criminale. E con me, tantissimi ex colleghi con i quali abbiamo condiviso quella esperienza parlamentare.

Per me resta un galantuomo. Un grande penalista. Un uomo buono e gentile. Saperlo rinchiuso da oltre 7 mesi in una celletta angusta nel duro carcere di Nuoro mi fa soffrire tremendamente. Mi auguro sinceramente che Il Riformista continuerà a sostenere le giuste ragioni di chi, da quel che ho letto, cerca da mesi di confrontarsi con i suoi giudici naturali. Spero con tutto il cuore che al buon Giancarlo vengano concessi i domiciliari. Non sarebbe certo la fine del mondo.