Il finanziamento illecito è figlio di Yalta
Finanziamento illecito ai partiti, dove nasce il sistema che ha fatto crollare la prima repubblica
L’Italia è stato l’unico paese europeo nel quale cinque partiti da sempre presenti nel parlamento e nel governo sono stati distrutti a colpi di avvisi di garanzia, di arresti, dalle cosiddette sentenze anticipate. Ciò ha riguardato in primo luogo il Psi, ma anche il centro-destra della Dc, il Psdi, il Pli, il Pri. Ciò è avvenuto in un paese nel quale dagli anni ’40 in poi tutti i partiti sono stati finanziati in modo del tutto irregolare. Tutto ciò deriva da ragioni tutt’altro che banali. La divisione del mondo concordata a Yalta fra Stalin, Roosevelt e Churchill aveva sancito un patto fondato sul fatto che la spartizione dell’Europa per sfere di influenza avveniva sulla base dell’occupazione militare da parte dell’Armata rossa o dell’esercito angloamericano.
Però nei paesi dell’Est Europa liberati-occupati dall’Armata rossa rapidamente i partiti comunisti conquistarono in modo totale il potere. Invece nelle zone liberate dall’esercito angloamericano la situazione era molto più articolata e in Francia e in Italia c’erano due forti partiti comunisti. Anzi, siccome Stalin, grazie all’operazione che passò sotto il nome di svolta di Salerno aveva costruito per il Pci di Togliatti uno spazio di piena agibilità politica, ecco che per rendere quel partito il più forte possibile esso ebbe dal fondo di assistenza per i partiti fratelli gestito dal Kgb degli enormi finanziamenti diretti. Valerio Riva ha calcolato che dall’Urss fra gli 850 e i 1.000 miliardi di lire sono stati immessi nel mercato della vita politica italiana. Quindi il finanziamento irregolare dei partiti deriva essenzialmente da qui, dalle conseguenze dell’intesa di Yalta e poi della guerra fredda.
Il primo partito azienda in Italia è stato il Pci che ha “figliato” le cooperative rosse, le società di import/export, l’Unipol, la gestione del Monte dei Paschi di Siena. Poi dal 1976 in poi ci sono state anche cose in comune fra i partiti: in Italstat l’esito degli appalti pubblici era concordato in partenza e alle cooperative rosse era riservata una quota fissa fra il 20 e il 30%. Sul lato opposto la Dc di De Gasperi era finanziata dalla Cia e dal “quarto partito” dell’Assolombarda, della Fiat, di una serie di altre imprese private e di alcune banche. Poi Fanfani per evitare che la Dc fosse finanziata solo dagli imprenditori mise in campo le industrie a partecipazione statale. L’Eni di Mattei finanziava tutti i partiti e poi, d’intesa con Albertino Marcora, egli fondò la sinistra di Base. Fino a Craxi, il Psi fu finanziato dal partito con cui era alleato, quindi prima dal Pci ai tempi del frontismo e poi dal sistema delle partecipazioni statali controllato dalla Dc ai tempi del centro-sinistra. Con Craxi la musica cambiò nel senso che egli puntò a realizzare un’assoluta autonomia del Psi sia dal Pci che dalla Dc anche sul piano finanziario.
Ora, tutto ciò era conosciuto benissimo sia dai magistrati, sia dai giornali. Poi quando fra il 1989 e il 1991 è crollato il muro di Berlino e è caduto il comunismo in Russia e nei paesi dell’Europa dell’Est, Francesco Cossiga è stato il primo a capire che sarebbero sorti enormi problemi non solo al Pci, ma anche alla Dc, al Psi, ai partiti laici. Infatti non appena venne meno il pericolo comunista, i “poteri forti” (in primo luogo la Fiat, Mediobanca e ancora di più la Cir di De Benedetti) ritirarono o ridimensionarono la delega data alla Dc e al Psi, ai partiti laici, specie per quello che riguardava la gestione dell’economia. Perdipiù a livello europeo il trattato di Maastricht cambiava tutto il quadro: l’economia italiana, con le buone o con le cattive, era sospinta a collocarsi sul terreno del libero mercato e della concorrenza. A quel punto il sistema di Tangentopoli è diventato antieconomico.
Di conseguenza in uno stato normale si sarebbe dovuta fare una grande operazione di unità nazionale con un’annessa amnistia per superare tutto il sistema allora in atto di finanziamento irregolare. Invece accadde esattamente l’opposto. Si aggregò un circo mediatico-giudiziario fondato sia su un nucleo di magistrati inquirenti, sia sui direttori di alcuni giornali che ritenne che era venuto il momento di smantellare il sistema dei partiti. In una prima fase anche il Pds era estraneo al circo mediatico-giudiziario, tant’è che tremò. Proprio per questo Occhetto si recò per la seconda volta alla Bolognina a “chiedere scusa agli italiani”. Quali scuse doveva chiedere se il Pds era estraneo al sistema di Tangentopoli? A sua volta per qualche mese Borrelli accarezzò il sogno che il presidente della Repubblica chiamasse un nucleo di magistrati a gestire anche sul piano politico quel cataclisma. Quando questa operazione fu impraticabile ebbe buon gioco il viceprocuratore capo Gerardo D’Ambrosio, da sempre militante del Pci, a spiegare al pool che era indispensabile avere un punto di riferimento fra i partiti e che questo non poteva che essere il Pds.
A quel punto il pool dei pm usò la linea dei due pesi e due misure, puntando a distruggere in primo luogo Craxi e il Psi, ma anche il centro-destra della Dc e i partiti laici e a salvare i massimi dirigenti del Pds e della sinistra Dc. Per portare avanti questa linea, poi, furono adottate procedure e sistemi del tutto perversi e forzati. Il primo era quello della sentenza anticipata. Siccome erano in azione e collegati fra loro i due pool, il pool dei pm e quello dei direttori del Corriere della Sera, della Stampa, di Repubblica e dell’Unità, con il concorso del Tg3 e dei telegiornali Fininvest, ogni avviso di garanzia sparato sui giornali in prima pagina e dai Tg in prima serata era una sostanziale condanna definitiva con la conseguente distruzione del consenso dei leaders e dei partiti così investiti.
In secondo luogo, come ha ben spiegato Guido Salvini, tutti i procedimenti giudiziari vennero surrettiziamente concentrati in un unico faldone con un unico gip, Italo Ghitti, che controfirmava quasi tutte le richieste dei pm. In questo modo fu possibile utilizzare la minaccia del carcere o la sua messa in atto allo scopo di ottenere confessioni, spesso confessioni mirate rispetto a precisi uomini politici, in primo luogo Craxi. Non parliamo poi della sistematica violazione del segreto istruttorio e anche degli interventi davvero eversivi del pool rispetto a proposte di legge avanzate dal governo e dal parlamento.
Certamente, in seguito al blitzkrieg del ’92-’94, proseguito fino al 2013 con l’attacco frontale a Berlusconi, la magistratura inquirente ha conquistato il potere e il sostegno politico. Le conseguenze, però, sono state disastrose. In primo luogo i partiti o sono stati distrutti oppure sono stati ridotti in condizioni di subalternità (è il caso del Pd).
Il risultato è quello di un vuoto politico molto preoccupante. Ma effetti devastanti ci sono stati anche per ciò che riguarda la stessa magistratura. Essa oggi è dominata da un sistema (quello descritto nei libri di Sallusti e Palamara) fondato sulle correnti.
A loro volta le correnti sono dominate dai pm (con annessi cronisti giudiziari) che nel Csm fanno il bello e il cattivo tempo e in quella sede gestiscono anche le carriere dei magistrati giudicanti. In tutti questi anni la vita politica italiana è stata caratterizzata dal fatto influenti procure hanno messo di volta in volta nel mirino prima Craxi, poi Berlusconi, in certi momenti Salvini, adesso Renzi. Quindi l’anomalia italiana che nel passato consisteva nell’esistenza del più forte partito comunista dell’Occidente adesso fino a pochi mesi fa è stata caratterizzata dal prepotere di alcune procure. Ci auguriamo che alcuni dei referendum sulla giustizia servano a cambiare profondamente questo quadro.
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