Una gogna durata sette anni, oggi la seconda assoluzione in secondo grado. L’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, tra gli imputati a Milano nel processo d’Appello bis per una turbativa d’asta relativa alla gara di gestione delle piscine scoperte, è stato assolto in quanto non punibile per la particolare tenuità del fatto.

L’ex primo cittadino era stato arrestato il 3 maggio 2016 e posto in carcere per 10 giorni per una inchiesta della Guardia di Finanza sul bando di gara per l’affidamento delle piscine coperte del Comune di via Ferrabini e Belgiardino, secondo la Procura “manipolato” e assegnato “illecitamente”.

Il procuratore generale Massimo Gaballo ha spiegato che non impugnerà in quanto “non è una questione di legittimità. Inoltre, il fatto è stato accertato ma è stato ritenuto tenue”.

La nuova assoluzione in Appello, dopo l’annullamento della Cassazione, era seguita alla condanna a 10 mesi in primo grado, ma in entrambi i casi i giudici avevano rilevato che il sindaco aveva agito nell’interesse comune, tanto da spingere ad un clamoroso “mea culpa” da parte di Luigi Di Maio, che chiese scusa in una lettera a Il Foglio per la campagna di accuse orchestrata ai suoi danni dal Movimento 5 Stelle, definendo “grottesche e disdicevoli” le manifestazioni di piazza organizzate dal suo partito (così come dalla Lega di Salvini).

Oltre a Uggetti sono stati assolti anche l’avvocato Cristiano Marini e il dirigente comunale Giuseppe Demuro. Una gioia accolta con un pianto liberatorio ma, allo stesso tempo, dal sapore amaro per Uggetti che commenta: “Dopo 7 anni di sofferenza è emersa la verità: abbiamo agito nell’interesse pubblico”.

“Siamo felici e sollevati dell’esito, ma una giustizia che arriva così tardi non è necessariamente una buona giustizia e un buon servizio per i cittadini” commenta Uggetti dopo l’assoluzione arrivata “dopo sette anni di sofferenza incredibile mia e delle altre persone che sono state coinvolte ingiustamente in questo processo”. Per Uggetti “la verità processuale è emersa dopo quella fattuale, già evidenziata nei procedenti gradi di giudizio”, ovvero che “tutte le persone coinvolte in questo procedimento hanno solo ed esclusivamente agito per interesse pubblico”. Questo perché “sin dall’inizio”, nel maggio 2016, “c’è stato uno sbilanciamento” con l’arresto e la custodia in carcere, una misura cautelare “al di fuori di ogni criterio giuridico” che poi “ha profondamente compromesso l’inizio di questa lunga e tormentata maratona giudiziaria”.

L’ex sindaco di Lodi auspica poi “una riflessione molto seria su un equilibrio tra diritto penale e responsabilità amministrativa”, perché “non può essere che sindaci, assessori e anche funzionari abbiano il terrore della firma, il terrore del fare o del non fare”. Temi affrontanti nella riforma della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio.

Redazione

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