"Il tema delle politiche attive del lavoro resta"
Finisce l’era dell’Anpal, da opportunità per il lavoro a divano per il reddito grillino
Da oggi è definitivamente soppressa. Era ricca di aspettative, ma gli uomini che l’hanno accompagnata l’hanno resa un carrozzone dispendioso e inutile
Si chiude oggi, per sempre, l’Anpal, agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Da oggi è definitivamente soppressa e tutte le funzioni dell’Agenzia, comprese le risorse umane, strumentali e finanziarie, passeranno al Ministero del Lavoro. Il personale Anpal del comparto ricerca sarà invece trasferito all’INAPP, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. Anpal Servizi diventa Sviluppo Lavoro Italia S.p.A., soggetto in house del Ministero. La decisione è stata resa dal governo Meloni, che ne ha deciso lo scioglimento nel Decreto PA bis dello scorso agosto, le cui disposizioni sono state attuate dal DPCM n. 230 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 febbraio 2024. L’Agenzia fu istituita nel 2015 dal Jobs Act, con l’obiettivo di promuove il diritto al lavoro, alla formazione e alla crescita professionale delle persone.
L’obiettivo del governo Renzi era creare una cabina di regia nazionale che gestisse centralmente tutti i centri per l’impiego dislocati tra le province, e che fino ad allora non comunicavano fra loro. Compito dell’Agenzia era il coordinamento della Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, costituita dalle strutture regionali per le Politiche attive del Lavoro, dall’INPS, dall’INAIL, dalle Agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, dagli enti di formazione, da Italia Lavoro, dall’ISFOL e dal sistema delle Camere di commercio, dalle università e dagli altri istituti di scuola secondaria di secondo grado. L’Anpal doveva svolgere compiti di coordinamento dei servizi pubblici per l’impiego e di definizione degli standard di servizio delle politiche attive, delle politiche di attivazione dei lavoratori disoccupati e dei programmi co-finanziati dal FSE, in raccordo con l’Agenzia per la coesione territoriale. Fu istituita il primo gennaio 2016, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, e posta sotto la vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Al suo personale dirigenziale e non dirigenziale di ruolo, che non potrà superare le 395 unità, si applicava, rispettivamente, la contrattazione collettiva dell’Area I e la contrattazione collettiva del comparto Ministeri. Tra i programmi principali si occupava di Garanzia Giovani, del Fondo Nuove Competenze, del Programma GOL e della gestione degli incentivi all’assunzione.
Poi arrivarono i grillini e le cose andarono diversamente. In un primo momento il governo gialloverde pensò alla sua soppressione. Poi da un balcone abolirono la povertà, e nacque il reddito di cittadinanza. L’Anpal, agenzia istituita dal Jobs Act, aveva il compito di coordinare l’azione dei centri per l’impiego che dovranno far incontrare domanda e offerta di lavoro e verificare la sussistenza dei requisiti per il reddito di cittadinanza. Il presidente individuato dal governo Renzi, il professore bocciano di diritto del lavoro Maurizio Del Conte, ex consigliere giuridico della presidenza del consiglio dei ministri dal 2014 al 2016, fu sostituito da un amico di Luigi Di Maio: il sociologo Mimmo Parisi. Del Conte non risparmiò critiche alla riforma del reddito di cittadinanza e dei centri per l’impiego. L’agenzia, anche con l’ingresso dei navigator, iniziò ad occuparsi del reddito di cittadinanza. Con l’obiettivo di trovare un lavoro ai percettori. Cosa che non è mai riuscita. Mimmo Parisi viveva negli Stati Uniti, dove svolgeva un secondo lavoro per l’Università del Mississippi incompatibile con lo statuto dell’Anpal. Agli italiani Mimmo Parisi costava oltre 130 mila euro in un anno, senza successo. La gestione fallimentare di Parisi non riguardò solo le modalità operative dei navigator, 3mila lavoratori precari che avrebbero dovuto trovare un lavoro a tempo indeterminato agli altri, ma tutte le politiche attive. Basti considerare la performance dell’Assegno di ricollocazione: solo 35 assegni erogati. Il Partito democratico più volte sollevò il problema dell’incompatibilità del suo incarico. Finché Andrea Orlando, ministro del Lavoro del governo Draghi, lo commissariò.
Il governo Meloni ne ha sostituito i vertici, fino alla soppressione. Da oggi le funzioni dell’Anpal passano dunque al Ministero e più precisamente al Dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo si occuperà di indirizzo, promozione e coordinamento delle politiche del lavoro e della formazione; indirizzo, promozione e programmazione delle politiche per l’inserimento nel mercato del lavoro dei giovani; promozione, coordinamento e gestione dei programmi cofinanziati dal Fondo sociale europeo; incentivi all’occupazione, gestione del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione e degli altri interventi e fondi previsti dalla legislazione vigente a sostegno dell’occupazione; ammortizzatori sociali e altre misure di sostegno al reddito; applicazione e monitoraggio sull’attuazione della legislazione attinente alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro; pari opportunità di genere nel mondo del lavoro. Come sempre le riforme vanno accompagnate dalle persone. Quella dell’Anpal, nata con il Jobs Act, era ricca di aspettative, norme, e idee per riformare il mondo del lavoro. Gli uomini che l’hanno accompagnata negli anni successivi l’hanno resa un carrozzone dispendioso e inutile trasformandola nel divano per il reddito di cittadinanza. Fino alla loro soppressione. Il tema delle politiche attive del lavoro resta.
© Riproduzione riservata