Il retroscena
Fioramonti e lo scontro con Casaleggio, ecco perché si è dimesso
Il passo indietro di Lorenzo Fioramonti da ministro dell’Istruzione è stato un regalo avvelenato sotto l’albero del premier Giuseppe Conte, adesso alla ricerca di un sostituto (si parla del grillino Nicola Morra, già presidente della Commissione parlamentare Antimafia) e sotto l’attacco di opposizione e alleati. Ufficialmente Fioramonti, pure deputato per il Movimento 5 stelle, ha lasciato perché deluso dall’ultima legge di Bilancio e da una politica, quella del suo stesso governo, in cui «le risorse per scuola e ricerca non si trovano mai», mentre in altri casi si, «anche centinaia di milioni di euro in poche ore». Eppure tra i suoi colleghi pentastellati in pochi credono alla sua versione, mentre molti parlano di “mossa anti Casaleggio” e pure di “scissione a sinistra”.
Un giovane deputato grillino del meridione riporta un lungo scontro tra l’ex ministro e la Casaleggio associati, collocando il professore tra i fautori di una battaglia interna a muso duro per rendere più trasparente il rapporto tra Movimento e i suoi parlamentari da un lato e l’azienda di Davide Casaleggio dall’altro. La materia è incandescente, perché diversi eletti in queste settimane stanno criticando i troppi fondi destinati a Rosseau, l’associazione-cervellone-war room il cui presidente è sempre Casaleggio. La nostra fonte lamenta il fatto che i soldi mandati dai parlamentari grillini al fondo di garanzia nazionale come rimborso fisso, per un valore di circa 2000 euro al mese, vengano dati troppo facilmente a Rosseau, formalmente fuori dalle Istituzioni e appannaggio più della Casaleggio Associati che non della classe dirigente eletta. In particolare ha lasciato strascichi il finanziamento destinato all’associazione che porta il nome del grande filosofo tramite i soldi avanzati da precedenti convention “Italia a 5 stelle”, il tutto nell’inconsapevolezza dei parlamentari che pure avevano contribuito a finanziare l’iniziativa.
A rendere ancora più scottante la questione anche la segnalazione di Bankitalia sui finanziamenti di Francesco Onorato, armatore della Tirrenia, alla Casaleggio Associati. Per alcuni grillini l’ex ministro avrebbe quindi sbattuto la testa, e poi la porta, in questa battaglia di trasparenza. La conferma di questo ragionamento sarebbe l’attacco della ministra alla Pubblica amministrazione Fabiana Dadone («Se hai coraggio, non scappi»), data molto vicina a Davide Casaleggio. Per altri, c’entrano sempre i soldi con queste inaspettate dimissioni, ma sono quelli che il professore non avrebbe dato al partito che l’ha eletto: stando al sito delle restituzioni che i parlamentari grillini sono tenuti a dare, Fioramonti risulterebbe inadempiente da un anno esatto. E qui diventa facile il gioco di chi dice che l’ex ministro lascia governo e tra poco il partito per non versarli proprio.
Un altro parlamentare pentastellato paventa la costituzione di un gruppo alla Camera guidato dal professore in sostegno al governo, per provare ad allargare la maggioranza, magari tentando qualche “responsabile” forzista. Una falange anti Casaleggio e pro Conte, una “scissione a sinistra” dal Movimento. Mentre un senatore chiede ironicamente che senso ha il tentativo di rafforzare un governo dal quale si è appena usciti, chiudendo così: «La mossa politica di Fioramonti è così priva di senso, che evidentemente un senso ce l’ha e lo scopriremo presto». Dal Pd emerge «rispetto per il travaglio interno al Movimento» e l’augurio a trovare presto «un autorevole sostituto». Gli alleati di Italia Viva sono più caustici. Gennaro Migliore ci dice: «Brutto perdere un ministro dell’Istruzione alla vigilia di una importante nuova assunzione nel mondo della scuola (il concorso docenti straordinario previsto per inizio 2020), questo dimostra l’interesse reale che lui ha avuto per questo mondo». Per poi aggiungere: «Ancora una volta si vede che le fibrillazioni del governo vengono dai 5 stelle, tra scissionisti neo salviniani e ministri dimessi».
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