Il partito di Conte? È nato e si chiama Eco, e benché il suo fondatore, l’ex ministro Lorenzo Fioramonti, non lo dichiari esplicitamente, si tratta di un movimento “contista” e anti-Di Maio. Una nascita auspicata da tutti coloro che sanno che il M5s non è scalabile, e che l’unica strada per far ripartire il progetto originale è quella di dargli un nuovo corpo, con una nuova testa. Ed una naturale, perfetta camera di compensazione per accogliere i quasi cinquanta parlamentari (21 sono già usciti, altri 30 sono deferiti, in uscita) che lasciano i gruppi grillini in un esodo che appare inarrestabile.

«Nel Movimento è in corso una ribellione forte contro Di Maio, che molti hanno chiesto a Grillo di sostituire come capo politico», dichiara al Riformista una autorevole fonte che prima di parlare ci fa giurare sulla tutela dell’anonimato. «La sua sostituzione non può avvenire per insussistenza dell’alternativa. Così Grillo e Casaleggio provano a blindarlo, lanciando i Facilitatori e ricorrendo alla verifica delle restituzioni per tenere sotto scacco i rivoltosi». Per questo ieri si è riunito l’organismo dei Probiviri a Cinque Stelle, insieme con i capigruppo alla Camera. Ne è emerso che 47 parlamentari non sono in regola e che nei loro confronti a partire dalle prossime ore potranno scattare i procedimenti. Non in regola con “le rendicontazioni e con le restituzioni” risulta infatti il 15% dei componenti i gruppi a Montecitorio e Palazzo Madama. I parlamentari del Movimento 5 stelle iscritti ai gruppi sono 315, di cui 214 deputati e 101 senatori. Il 15 per cento sono quindi 47 parlamentari, ben oltre i 30 fin qui ipotizzati. «Oggi abbiamo fatto il punto della situazione sulle restituzioni dei parlamentari con i probiviri», spiegano i capigruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera e al Senato, Davide Crippa e Gianluca Perilli al termine dell’incontro a Montecitorio.

«Precisiamo che, dall’inizio della legislatura, i parlamentari del MoVimento 5 Stelle hanno restituito oltre 13 milioni di euro, denaro utilizzato per aiutare i cittadini e le piccole e medie imprese, con iniziative riguardanti sanità, scuola, alluvionati, aiuti alle famiglie delle forze dell’ordine, finanziamenti per il fondo per il contrasto della povertà educativa e il fondo contro la violenza sulle donne».  I capigruppo pentastellati, fanno notare che «l’85% dei parlamentari è in regola con le rendicontazioni e con le restituzioni. Per quelli non in regola i probiviri ci hanno comunicato – dicono i capigruppo- che, nelle prossime ore, verranno aperti, come da Statuto, i relativi procedimenti. I provvedimenti per chi non ha rispettato gli impegni presi con i cittadini, al momento della candidatura, saranno commisurati alla gravità della violazione». Un occhio di riguardo per le tutele statutarie che potrebbero quindi provare a salvare chi, nel segreto, dovesse giurare fedeltà alla leadership attuale. Non tutti però attendono pazienti. Ieri ha lasciato il Movimento un ennesimo deputato, il catanese Santi Cappellani.

«Non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più», scrive Cappellani che confluirà nel gruppo Misto. «Purtroppo avverto da tempo una profonda frustrazione», aggiunge il parlamentare, che torna ad accusare la linea dura di Di Maio: «Quando sento la frase ‘pugno di ferro’ rabbrividisco». Cappellani continuerà comunque a sostenere con convinzione il governo Conte bis, essendo un suo «grande sostenitore. Mi auguro che possa non solo continuare ma rafforzare la sua spinta riformatrice». Una rivendicazione che tutto il gruppo Eco assumerà nella propria constituency e che sembra quasi dettata dalla più autorevole voce della comunicazione di Palazzo Chigi: Rocco Casalino che ha ormai legato il proprio destino a quello del presidente del Consiglio. E usa un linguaggio istituzionale l’ex ministro dell’Istruzione che parla di “necessità della convergenza”.

Il Fioramonti di lotta e di governo spiega perché va via: «Un partito che ambisce a essere maggioritario nel Paese deve assolutamente essere una costellazione di varie sensibilità ma con una visione convergente». E invece no. «Nel Movimento c’è un deficit di democrazia interna ed è sotto gli occhi tutti. Il progetto di Fioramonti non mira a costruire un soggetto politico contrapposto al M5S, ma un rinnovato movimento – dichiaratamente ambientalista – capace di riecheggiare il Grillo degli esordi e sostenere fedelmente il governo con il Pd. In Parlamento sarebbe da subito la quarta forza politica, mentre Conte è indicato, in un sondaggio di Emg Acqua di Fabrizio Masia, come il leader politico di riferimento per il trentatre per cento degli italiani.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.