Aveva paura del figlio Fiorenza Rancilio, la donna di 73 anni uccisa il 14 dicembre nella propria abitazione in via Crocifisso a Milano. L’immobiliarista ed ereditiera italo-francese, negli ultimi tempi, aveva più volte lasciato intendere a familiari, amici e dipendenti di temere per le crisi del figlio Guido, che soffriva di acclarati disturbi psichiatrici che lo portavano ad essere violento e a spaccare tutto anche se, al momento, non risulta agli inquirenti che la vittima fosse già stata aggredita in passato. L’uomo, 35 anni, è stato fermato ieri dai carabinieri e dovrà rispondere di omicidio aggravato.

Fiorenza Rancilio uccisa con un manubrio da palestra: pm chiede carcere per il figlio

Secondo la ricostruzione di Procura e carabinieri la donna sarebbe stata colpita con un manubrio da palestra: quando il cadavere è stato ritrovato dai soccorritori, era in una pozza di sangue e con la testa fracassata. L’attrezzo è risultato positivo al test del luminol che ha rilevato tracce di sangue. Sulla convalida del fermo e sulla custodia cautelare in carcere chiesta dalla procura per Guido Rancilio, all’anagrafe Guido Augusto Gervasi Gastone Pozzolini Gobbi Rancilio, si pronuncerà il Gip del tribunale di Milano nelle prossime ore. Il 35enne non è stato ancora interrogato dagli investigatori perché è ancora in stato catatonico e confusionale. E’ piantonato in stato di fermo nel reparto di psichiatria del Policlinico di Milano. Da quanto si è saputo, il 35enne, difeso dall’avvocato Francesco Isolabella, in passato è stato visitato e seguito per problemi psichici.

Guido Rancilio era in casa insieme alla mamma morta ammazzata. I carabinieri lo hanno trovato in un’altra stanza, era seduto e sotto effetto di ansiolitici con il 35enne che ha ammesso di aver assunto benzodiazepine. A ritrovare il corpo di Fiorenza Rancilio la domestica, un parente e una dipendente delle società immobiliari. Adesso le indagini coordinate dalla Procura dovranno far luce anche su eventuali segnali d’allarme sull’aggressività dell’uomo lanciati in passato e sottovalutati.

La scomparsa di Augusto Rancilio, sequestrato dalla ‘ndrangheta e mai più ritrovato

Fiorenza Rancilio era presidente della fondazione “Augusto Rancilio”, intitolata a suo fratello, architetto di 26 anni che venne sequestrato dall’Anonima a Cesano Boscone (Milano) la mattina del 2 ottobre 1978. Era figlia di Gervaso, che aveva costruito diversi quartieri nell’hinterland milanese. Secondo la ricostruzione, Augusto morì durante un tentativo di fuga, i resti del suo corpo però non vennero mai ritrovati. Alla sua memoria nel 1983 fu intitolata una fondazione culturale senza scopo di lucro, per anni presieduta proprio dalla sorella Fiorenza.

 

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