Prima della scomparsa di Kata, la bambina peruviana sparita a Firenze il 10 giugno scorso, “il Comando provinciale dei carabinieri di Firenze non ha ricevuto alcuna delega dall’autorità giudiziaria, né richieste straordinarie di rafforzamento delle misure di sicurezza nei pressi dell’ex Hotel Astor. Inoltre, nella informativa del 21 settembre all’autorità giudiziaria, la locale Digos comunicava che la proprietà dell’immobile, nella denuncia sporta presso il medesimo Ufficio in data 19 settembre 2022, aveva richiesto l’adozione di un provvedimento di sequestro preventivo e l’immediata liberazione dell’immobile”. È quanto conferma un documento del Ministero degli Interni che risponde al “question time” sulla vicenda presentato alla Camera dei deputati da Maria Elena Boschi.

Il Comando generale dell’Arma conferma dunque quello che da tempo a Firenze sostengono in molti: la Procura avrebbe sostanzialmente atteso molto, troppo, prima di intervenire nell’ex albergo occupato abusivamente.
Un immobilismo che di fatto avrebbe tollerato la situazione di estremo degrado nella quale è maturata la scomparsa della bambina di 5 anni sparita misteriosamente, nonostante le molte telecamere attive nella zona e le tantissime persone presenti sul posto al momento del presunto rapimento. Da allora sono trascorsi 144 giorni ma nessun elemento si è rivelato utile per capire almeno quale pista seguire e dove provare a cercare la piccola. Ogni mese i genitori guidano una marcia per chiedere verità e giustizia, tutte le volte restano a mani vuote e il loro dolore si unisce a quello di una piccola comunità che si è stretta attorno a loro.

Nemmeno il presunto rapimento della bambina sarebbe stato elemento sufficiente per provvedere all’intervento, se è vero, come vero, che da viale Guidoni si attese ancora una settimana prima di disporre l’azione per liberare la struttura. Insomma arriva la conferma che, se lo sgombero fosse stato eseguito nei tempi richiesti, con ogni probabilità Kata non sarebbe stata rapita e una lunga scia di comportamenti criminosi sarebbe stata evitata.

Anche per questo da oltre quattro mesi le domande che tutti si pongono sono sempre le stesse: perché non è stato firmato subito il decreto di sgombero? Perché si è fatta passare una settimana in cui tutto può essere accaduto all’interno di quelle mura? Perché si è rischiato di compromettere qualche pista utile per le indagini?

Al momento però la nebbia è fitta e le certezze sono praticamente nulle; di definito ci sono solo pochi elementi emersi subito dopo la scomparsa di Kata e sono forniti da una delle 1500 telecamere a disposizione delle autorità su tutto il territorio fiorentino. È vero, non si poté intervenire in flagranza di reato il 18 settembre, si ricorda ancora nella nota prodotta negli uffici del Viminale ma già tre giorni dopo, il 21 settembre “il personale della locale Digos intervenuto nell’occasione ha denunciato gli occupanti maggiorenni a norma dell’art. 633 del codice penale depositando la notizia di reato presso la Procura della Repubblica il giorno seguente” come si legge sempre nella risposta del Ministero degli Interni.

Dal 22 settembre 2022, quasi nove mesi prima della sparizione di Kata, si sarebbe quindi potuto procedere e ristabilire una situazione di legalità. Ma nulla si mosse, come niente è accaduto nei mesi che sono seguiti. La relazione del Ministero è tanto fredda quanto chiara: “Successivamente alla ricezione dell’informativa, l’autorità giudiziaria ha richiesto alla Questura di effettuare un accesso nell’ex Hotel per un censimento dei soggetti presenti all’interno, cui si dava esecuzione il 17 novembre 2022, unitamente a personale dei Servizi sociali del Comune di Firenze. La Questura informava la Procura della Repubblica circa tale attività il 28 dicembre 2022”. Anche allora si optò per l’immobilismo.

La questione dell’ex Astor è stata discussa anche nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica del 21 settembre, del 19 ottobre 2022 e del 22 febbraio 2023. Ma niente ha smosso gli animi della Procura, che è poi dovuta necessariamente intervenire dopo il Comitato provinciale del 16 giugno di quest’anno, al termine del quale è stato finalmente emanato il “decreto di sequestro preventivo” adottato dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Firenze, su richiesta finalmente presentata dal Pubblico Ministero sempre in data 16 giugno 2023.

“Secondo le indicazioni fornite nel corso del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica svoltosi nella mattina del 16 giugno cui si è fatto cenno, nella mattina del 17 giugno è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo – ricorda la nota del Ministero -. Le relative operazioni si sono svolte senza pregiudizio per l’ordine pubblico”. Prima dello sgombero però nei primi tre mesi di quest’anno sono state presentate cinque querele, tutte trasmesse all’Autorità giudiziaria, da parte di occupanti dello stabile, per fatti verificatisi all’interno dello stesso, nello specifico una per “furto in abitazione”, una per “violenza privata” e “minaccia”, tre per “maltrattamenti in famiglia”. Campanelli d’allarme puntualmente ignorati da chi avrebbe potuto intervenire in tempo.