Caro direttore,
l’editoriale di Aldo Torchiaro sulla “crisi” dei partiti pone, a chi non pare interessarsene, il problema di aggiornare la forma, o meglio ancora, la funzione dei partiti politici al Terzo Millennio. Le interazioni umane sono sempre più smaterializzate, la Pubblica amministrazione si sta (lentamente) digitalizzando e siamo invasi da dati e informazioni, ma si insiste nel voler organizzare la politica, cioè il consenso elettorale, con slogan ricchi di “territorio” e “rappresentatività” o protezione di identità nazionali, locali o di genere.
Dal 2014 abbiamo il sistema per identità digitale, SPID, per l’interazione con la burocrazia ma inutilizzato per costruire una cittadinanza digitale. Bastano un paio di scandali o “buchi nella Rete” perché parta il nostalgismo su carta, timbri, rapporti umani (quelli veri!), conoscenze personali, fiducia, dialogo eccetera. Questo eden politico-istituzionale cozza però con la storia patria. Non si ricorda mai abbastanza, ma la politica italiana dell’immediato Dopoguerra si è caratterizzata mediaticamente per scontri tra le “chiese” democristiana e comunista, ma nella realtà dei fatti è stata una sostanziale consociazione che ha garantito la spartizione di potere e quattrini dalle Alpi al Mar Ionio. 50 anni di sistema proporzionale hanno ampliato la platea dei beneficiari. Mutatis mutandis, salvo forse i primi due anni, la Seconda Repubblica “nata da Tangentopoli” ha resuscitato le antiche tradizioni italiche.
Un soggetto pseudo-digitale come il Movimento 5 Stelle ha dato sfogo a chi, pur complice, voleva dare un taglio (o taglioni) al passato. Col tempo però ha frustrato la rabbia popolare, spesso generata ad arte, diventando un partito come gli altri senza però poter vantare “territorialità”, o “rappresentatività” o talenti. L’astensionismo conferma la disaffezione per un sistema introvertito, dedito alla distribuzione di contentini in favore di “gruppi” più o meno organizzati senza conquistare riforme significative.
Ammesso che esistano formule per uscirne, un avvicinamento tra elettorato attivo e passivo con scelta diretta delle persone, il superamento dei corpi intermedi – una lista elettorale è una cosa, un partito un’altra – e la costruzione di una cittadinanza digitale potrebbero liberare energie bloccate da gerarchie partitiche cooptate, intente a impedire la libera circolazione delle idee. Il 10 dicembre la Consulta deciderà sull’uso della firma online per presentare liste elettorali. Chissà che non si apra un nuovo capitolo per la Repubblica italiana.