Battaglia liberale
Fisco: il partito di Renzi rompe il fronte delle manette
Italia Viva ha presentato vari emendamenti al decreto fiscale, e tra questi uno che propone l’abolizione dell’articolo 39, quello che inasprisce le pene per gli evasori e prevede il carcere fino a otto anni, la carcerazione preventiva prima dell’accertamento del reato, la confisca, le intercettazioni telefoniche, i trojan e tutto il resto, con l’equiparazione del reato fiscale a quello mafioso o terroristico.
L’iniziativa del partito di Matteo Renzi ha creato molti malumori nella maggioranza. I 5 Stelle considerano quell’articolo del decreto come la realizzazione della parte più importante del proprio programma politico e anche del proprio orizzonte ideale. In particolare il decreto-manette è un cavallo di battaglia di Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano che molti considerano il capo del Movimento Cinque Stelle.
Travaglio recentemente ha anche pubblicato sulla prima pagina del suo giornale una grande fotografia di manette, per dichiarare la sua esultanza di fronte alla possibilità che si aumenti il numero dei detenuti e oltretutto che si possano mettere in prigione un buon numero di benestanti, o di presunti benestanti, in particolare professionisti, commercianti, artigiani.
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All’iniziativa legislativa di Italia Viva si somma una dichiarazione di Antonello Soro, che è il Garante della Privacy, il quale ha dichiarato di ritenere sbagliate molte delle misure previste nel decreto anti-evasione e di temere che con quel decreto si possano cancellare alcuni dei diritti fondamentali dei cittadini.
Gli emendamenti di Italia Viva potrebbero portare a uno scontro molto serio all’interno della maggioranza. E sarebbe finalmente uno scontro tra liberali e giustizialisti. La contraddizione tra liberali e giustizialisti definisce la contrapposizione tra due idee diverse di società e di rapporto tra Stato e società.
I liberali immaginano una società che identifica modernità e libertà, e che tende ad aumentare sempre di più la sfera delle libertà, sia individuali che collettive, riducendo al minimo il controllo e la repressione da parte dello Stato. I giustizialisti pensano esattamente il contrario, e cioè che la modernità sia un progressivo aumento dei controlli, e possibilmente della punizione, perché solo una società controllata rigorosamente dallo Stato e dove la punizione è il motore della giustizia (anche della giustizia sociale) è una società equa ed eticamente solida. I giustizialisti tengono molto a questa idea: l’etica come baluardo della civiltà. I liberali invece vorrebbero tenere l’etica fuori dalla politica, e considerano la libertà il baluardo della civiltà.
Per questo il decreto sulle manette agli evasori è una specie di cartina di tornasole. I giustizialisti con questo decreto vogliono mandare un segnale chiaro: l’evasione fiscale è la principale fonte dell’ingiustizia sociale e dunque va punita in modo esemplare. Manette.
Hanno ragione i giustizialisti a considerare l’evasione come la fonte principale dell’ingiustizia sociale? L’evasione, in Italia, è un male grandissimo, perché è molto estesa e anche molto varia, tiene insieme gli evasori per necessità – poveri, o poco ricchi, e che senza evasione sarebbero in miseria – con gli evasori per speculazione, che truffano e accumulano miliardi. L’evasione è fonte di ingiustizia, ma non è la principale fonte di ingiustizia, e prospera anche per via di un sistema fiscale antico, farraginoso e inefficiente. Si può combattere con le manette?
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In una società liberale niente si combatte con le manette, se non i delitti estremi e di sangue. E l’uso spropositato delle manette, specie per reati economici, produce un abbassamento del livello di libertà, specialmente se realizzato attraverso misure del tutto discrezionali e di sopraffazione come sono il carcere preventivo, le confische, le intercettazioni.
Il giovane partito di Renzi saprà farsi alfiere della battaglia liberale, o userà i suoi emendamenti solo per trattare? È una prova importante alla quale ora si sottopone Italia Viva. Ed è una prova che mette sul tappeto anche un’altra domanda: una forza liberale può governare in coalizione con una forza giustizialista? Un partito democratico e anti-autoritario può mediare con Marco Travaglio?
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