Ha fiutato l’aria di crisi per primo ed è entrato in Forza Italia nel giugno 2022, quasi due anni fa. Flavio Tosi, l’ex sindaco di Verona e uomo-simbolo del Carroccio in Veneto – come alter ego istituzionale di Zaia – ci incontra per anticipare al Riformista la sua prossima sfida.

Tosi com’è questa nuova vita, il passaggio da Lega a Forza Italia?
«Mi trovo benissimo. Forza Italia è un partito vero. Ed è il partito degli amministratori, del territorio. Con sezioni e referenti locali ovunque. Io giro il Veneto incontrando sempre nuovi militanti, gente perbene che si dà da fare città per città».
E quando Forza Italia cresce, a chi prende consensi?
«Qui nel Nord alla Lega. Nel centrosud più a Fratelli d’Italia».
Chi puntava alla fine di Forza Italia ha sbagliato i conti.
«Io vengo nominato coordinatore regionale azzurro del Veneto da Berlusconi, poi ho rafforzato il mio rapporto con Tajani. Berlusconi e Tajani hanno lavorato insieme, nell’ultima fase, a questa trasformazione: FI non è più un partito leggero ma una forza politica organizzata e strutturata. Con un leader riconosciuto e stimato come Tajani».
Lo chiamano come Seguelà diceva di Mitterand: “Force tranquille”…
«Tajani è molto serio, molto preciso. Però attenzione che è anche un superattivo, è uno operativo dalle 6 del mattino che sta al telefono oltre la mezzanotte, ma è un leader presente e che sa ascoltare. Sono doti che non tutti hanno».

Come vede in prospettiva la leadership del centrodestra?
«Quella di Giorgia Meloni durerà, è indiscutibile: a un anno e mezzo dalle elezioni ha un consenso intatto».
Al contrario di quella di Matteo Salvini, in discesa libera…
«Io sono stato 25 anni nella Lega, lo vedo quando un ciclo si ferma…»
Ma è finito il ciclo della Lega o è in crisi il salvinismo?
«È cambiata l’attenzione degli elettori, dopo le tante crisi. L’elettore che prima si affidava più facilmente al populismo gridato, al voto contestatorio, ora si affida a chi è più serio. Per questo la Lega di Salvini scende e Forza Italia di Tajani sale».
Dunque la crisi di Salvini sta nella fine del populismo.
«Assolutamente sì».
Lei lo aveva previsto in anticipo, lasciando la Lega. E con questo congresso convocato a settembre cosa può cambiare?
«L’unico segretario cambiato con uno scossone è stato Umberto Bossi. Un fatto straordinario: c’era non solo una sfiducia nei consensi degli elettori ma anche una concomitanza di scandali. Per il resto mai un congresso, un confronto interno ha determinato l’elezione di un leader. Maroni si dimise volontariamente e indicò in Salvini il suo successore, non c’è mai stato un rovesciamento congressuale. E non a caso non ci sono congressi dal 2019, nel Carroccio».
Oggi gli si imputa di aver iniziato la discesa…
«Se ci ricordiamo bene, Salvini prese la Lega al 4%. Male che vada, la lascerà meglio di come l’ha trovata».

Gli succederà Luca Zaia? Massimiliano Fedriga?
«Per come si sono comportati fino a adesso, nessuno dei due. Non li vedo occuparsi della Lega a livello nazionale, hanno sempre avuto entrambi un profilo diverso».
Chi, allora?
«Solo Salvini può succedere a Salvini, poi però sotto di lui sono tutti liberi di fare altre scelte».
Seguendo il suo esempio. E l’anno prossimo si votano nove elezioni regionali, tra cui quella del Veneto. Si candida?
«Se Forza Italia avrà dimostrato una linea di tenuta crescente del consenso alle Europee, faremo le nostre valutazioni e il mio nome potrebbe essere quello che Forza Italia indica per la corsa nel Veneto».
Forza Italia sta consolidando, non c’è dubbio. Anche in Veneto. E quindi faranno il suo nome.
«Oggi abbiamo un trend in crescita costante, siamo sempre più credibili e votati. Se alle Europee andiamo in doppia cifra, alle regionali del 2025, che saranno per nove regioni, Forza Italia dovrà indicare alcuni nomi per le corse a governatore».
E Flavio Tosi c’è.
(Sorride)«Noi siamo qui al servizio di un grande partito che è tornato a radicarsi tra la gente».
Mentre Luca Zaia, che non ha avuto il terzo mandato?
«Su Zaia è la Lega a dover decidere cosa può fare, dopo aver fatto il governatore. Di sicuro è una pedina preziosa, speriamo che tra lui e Salvini capiscano cosa è meglio che faccia Zaia».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.