I negazionisti e il dibattito
Floris, alle minchiate non si può dare cittadinanza: niente ospitate per i complottisti no vax in televisione
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha una comunicazione sobria, in sintonia con lo stile di Mario Draghi e in continuità con la linea di condotta di una civil servant che ha trascorso tutta la sua vita nella Pubblica amministrazione fino a ricoprire il ruolo di prefetto di Milano (la principale città di rango europeo della Penisola). Si potrebbe dunque sostenere che ha una spiccata competenza nel gestire gli affari interni di un grande Paese. Bene. Domenica scorsa, il ministro ha rilasciato una lunga intervista al più importante quotidiano italiano (raccolta da Giovanni Bianconi, il giornalista che scrive dei fatti di terrorismo) i cui contenuti sono stati riassunti nel titolo: “C’è il rischio di un’alleanza tra estremisti e no vax”.
Se si va a leggere l’intervista, le risposte sono più caute, più adatte a un ministro, anche se Matteo Salvini in quello stesso ruolo sparava cose strampalate a proposito di invasione da parte de “lo nero periglio che vien da lo mare” e di tanti altri allarmi esagerati apposta. Ma le parole sono pietre anche se di piccola dimensione. «È evidente – ha affermato Lamorgese – che l’innalzamento dei toni delle proteste può favorire forti tensioni per l’ordine pubblico e atti ostili anche da parte di singoli, non direttamente riconducibili a gruppi organizzati». E ha proseguito: «La galassia delle sigle no vax appare composita e variegata, e al momento non risultano contatti strutturati con frange estremiste, certo, in alcune delle proteste si è registrata una sporadica partecipazione di appartenenti all’estrema sinistra o all’area anarchica, nonché, soprattutto a Roma, alla destra radicale. In alcune occasioni ci sono stati evidenti tentativi, non riusciti, di alimentare una degenerazione violenta della protesta». «Proprio per scongiurare situazioni di rischio e intercettare possibili derive, è stata intensificata l’attività di prevenzione, anche grazie al costante monitoraggio del web» che ha consentito di scoprire e sventare, in rapporto con la magistratura, azioni di violenza organizzata.
Queste preoccupazioni di chi è al vertice degli apparati di sicurezza dei cittadini sono cadute in un silenzio tombale. Ha suscitato più interesse un’intervista, sullo stesso giornale, a Giovanni Floris nella quale spiegava la linea editoriale del talk show che conduce su La 7, proprio in riferimento al dibattito e alle polemiche sul green pass e dintorni. Floris si trovava a New York il giorno dell’attentato alle Twin Towers. Era stato mandato dalla Rai a sostituire i corrispondenti in ferie, i quali non avevano potuto rientrare per giorni per il blocco dei voli. Quindi Giovanni Floris si guadagnò da solo sul campo gran parte della notorietà di cui gode oggi da professionista di vaglia. Ma come intende gestire l’assalto dei no vax ai mezzi di comunicazione? «Io credo che nel caos si debba trovare la lucidità di non farsi trascinare» ovvero «seguire il confronto tra i due schieramenti trasversali alle fazioni politiche: chi vuole consegnare il Paese nelle mani della paura e chi vuole uscirne. E in quanto giornalista cercherò sempre, nel caos, di fare appello alla razionalità». Per lui è la lezione che ha imparato l’11 settembre. E qui viene il bello.
Proprio perché fu testimone di quella tragedia, inviterebbe in trasmissione qualcuno che è convinto – ce ne sono ancora vent’anni dopo, anche persone che allora erano ragazzi o bambini e che hanno letto del caso sui social – che le Towers le abbiano abbattute, in proprio, gli americani per poter scatenare una guerra di aggressione e mettere le mani sul petrolio del Medio Oriente? Li abbiamo sentiti gli argomenti con i quali i no vax spiegano che si è trattato di un complotto internazionale organizzato dalla lobby giudaico-bancaria-finanziaria-demoplutocratica che trama nell’ombra per il dominio del mondo? Addirittura la scoperta in tempi inaspettatamente brevi dei vaccini sarebbe la prova principale della partecipazione di Big Pharma alla congiura dei poteri forti.
Come si fa a discutere in un talk show con un interlocutore che non ha la minima prova del complotto (perché non esiste) ma sciorina una serie di circostanze magari confuse (perché il caos c’è stato, al pari degli errori e delle improvvisazioni) per sostenere le tesi “complottiste”? Negli anni 70 nessuno si sarebbe sognato di partecipare a un dibattito pubblico con i teorici del Sim (Stato imperialista delle multinazionali). Prendiamoci lo sfizio di leggere il verbo di uno dei “santoni” del movimento. Si chiama Augusto Sinagra, professore in pensione a cui l’Ateneo di appartenenza ha negato il riconoscimento di “emerito” (il suo ricorso è stato respinto dal Tar). Negli ultimi anni, il professore – sta scritto su Internet – ha sposato prima la causa di CasaPound e poi, in pieno Covid, quella dei negazionisti forzanovisti di Giuliano Castellino. Vediamo alcuni stralci della sua prosa in un ukase contro Draghi.
«Sappia il noto bankman che l’azione sua e del suo governo, fatta di continuo terrorismo mediatico tramite giornalisti tanto ignoranti e disonesti quanto pagati, di falsificazioni, di sfacciate e invereconde menzogne, oltre che di provvedimenti legislativi a contenuto ricattatorio adottati con l’asservimento di un parlamento privo di opposizione, non sortirà gli inconfessabili risultati voluti. Non basteranno i “giuristi” del principe ad accreditare la continuazione del pretesto di una emergenza epidemica asserita e supposta. Un agente patogeno meno grave di tanti altri viene usato come strumento di governo. Lei, egregio bankman, potrà adottare provvedimenti legislativi ancor più liberticidi […] ma non riuscirà mai a corrompere l’anima di milioni di Italiani e a far loro piegare la schiena. Anche in un deserto di macerie morali e materiali, li troverà sempre in piedi. Non riuscirà mai a privarli della loro dignità e della loro identità che è senso di appartenenza ad un antico Popolo. Lei è destinato a fallire. Lo dica ai suoi referenti di Oltreoceano. Sento che lei vorrebbe introdurre non solo la terza dose della magica pozione (così confermando che la prima e la seconda non sono servite ad una beata minchia), ma anche la obbligatorietà generale della assunzione della pozione magica!». Con quali argomenti è possibile confutare queste tesi? C’è proprio la necessità di leggere i Protocolli dei Savi di Sion per accorgersi che sono “minchiate” (copyright di Sinagra)?
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