La pandemia dietro le sbarre
Focolaio Covid a Rebibbia: positive 48 detenute e 3 agenti
Il virus è tornato nel carcere femminile di Rebibbia dove 48 detenute sono risultate positive al Covid. La conferma è arrivata ieri dal garante regionale Stefano Anastasia: «Nessuna è in gravi condizioni, per fortuna. Tra di loro anche una mamma reclusa con il figlio. Non li hanno potuti separare, mamma positiva e figlio da verificare, perché il piccolo ha solo un mese di vita. Un mese! Ed è in carcere con la mamma, e con il Covid», ha scritto su Facebook il garante.
Nell’istituto romano ci sarebbero anche tre agenti positivi, ha fatto sapere Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP.: «L’entità del focolaio desta preoccupazione e non poche criticità – spiega Di Giacomo – Ci siamo confrontati sin dall’inizio con i vertici del carcere ed abbiamo scritto all’autorità sanitaria competente chiedendo prontamente di effettuare un diffuso screening. Ci è stato comunicato in tempi rapidi di aver attivato con diligenza la sorveglianza sanitaria. Difatti sono stati effettuati tamponi al personale ed a tutta la popolazione ristretta, ma il dato dei contagi resta allarmante e sembra crescere di giorno in giorno. Vista la grossa entità – denuncia il sindacalista – potrebbero paradossalmente iniziare a mancare i posti in isolamento sanitario. Dal principio della pandemia abbiamo chiesto alle autorità nazionali competenti che venissero fatti screening periodici a tutto il personale penitenziario, cosa non avvenuta, eppure probabilmente si sarebbero potuti evitare nelle carceri diversi focolai, con più accuratezza e maggiore organizzazione, senza sottovalutare gli effetti del virus e salvaguardando in tal modo sia il Personale che i detenuti, nonche’ il mondo esterno tenendo in considerazione che chi lavora nelle carceri o vi fa visita a qualsivoglia titolo, ha poi contatti al di fuori di esse».
Il SPP punta il dito sui tempi della campagna di vaccinazione. «Anche nel Lazio ancora tarda il via alla somministrazione dei vaccini ed è inconcepibile che ciò avvenga proprio per chi sin dagli albori della pandemia ha lavorato e lavori a tutt’oggi in prima linea – aggiunge il vice segretario generale Gina Rescigno e responsabile sindacale nazionale S.P. del comparto Polizia Penitenziaria femminile – continuando a prestare il proprio servizio sebbene rischi consapevolmente la vita. Sono ormai imprescindibili interventi seri da parte delle autorità competenti perché di risposte apparentemente certe, o che per tali si vestono, non sappiamo più che farcene, non bastano più ai Poliziotti Penitenziari dispiegati su tutto il territorio nazionale. Esprimiamo la nostra solidarietà e diamo il nostro massimo sostegno a chi presta servizio a Rebibbia o in una realtà analoga a quella che si vive in queste ore all’interno delle mura del carcere romano».
Il garante regionale Anastasia fa sapere che nel Lazio la campagna vaccinale nelle carceri è programmata con il siero monodose Johnson&Johnson, scelto dalla regione per semplificare le procedure negli istituti di pena vista che non richiede una seconda somministrazione. L’arrivo del vaccino Johnson&Johnson in Europa è atteso per il 19 aprile.
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