Nei giorni scorsi il governatore del Veneto Luca Zaia aveva invocato il carcere o il Tso per chi, nonostante venga trovato positivo al tampone per il Coronavirus, continua con la sua vita ‘normale’ rischiando di diventare un untore e provocare focolai di Covid-19. A  sorpresa sulla stessa linea del presidente della Regione è il figlio del manager della Laserjet, l’azienda vicentina dove lavorava l’uomo, attualmente in terapia intensiva, che col suo comportamento ha riacceso il focolaio veneto.

“Papà ha sbagliato, non so perché si è comportato in modo così irresponsabile”, ha detto il figlio del dirigente, che dopo il ritorno da un viaggio in Serbia, nonostante febbre e sintomi compatibili col Covid, ha continuato con la sua vita di sempre partecipando anche ad una festa di compleanno e a un funerale.

Per il figlio di Lino, questo il nome del manager, “Zaia ha ragione quando dice che serve il Trattamento sanitario obbligatorio per chi rifiuta le cure: curarsi è una dovere verso la comunità. Non si può rischiare di contagiare altre persone”. Attualmente 9 persone sono risultate positive, mentre 117 si trovano in isolamento. Il paziente zero, il 70enne positivo al Coronavirus col quale sarebbe stato in contatto in Serbia, è invece deceduto, come precisato sabato da Zaia.

Il fratello dell’imprenditore 60enne, parlando al Corriere della Sera, ha smentito invece che in Serbia l’uomo fosse in trasferta per lavoro: “Era un viaggio personale di cui non so e non posso dire nulla”. Circostanza confermata dalla stessa azienda in una nota in cui si legge che “da domenica 28 a mercoledì 1 luglio (giorno del suo ricovero) Lino è rimasto in isolamento presso la sua abitazione”.

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