«La banca non ha perso un centesimo, io non ho preso un soldo, l’ho fatto solo per amicizia e in buona fede». Così, intercettato il 21 maggio scorso mentre parla con il contabile della Lega Alberto Di Rubba, ai domiciliari per il caso Lombardia Film Commission, Marco Ghilardi, all’epoca direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo), prova a esporre le sue giustificazioni per le mancate segnalazioni di una serie di operazioni sospette sui conti di società di Di Rubba e dell’altro revisore del Carroccio Andrea Manzoni. Mancate segnalazioni per le quali in quel periodo il bancario doveva difendersi da contestazioni disciplinari che porteranno poi al suo licenziamento.

Ghilardi è molto preoccupato per il suo futuro, mentre legge a Di Rubba tutte le contestazioni che l’istituto gli ha fatto: “perché a 50 anni dove caz.. vado? (…) chi caz.. mi assume (…) allora lì dovrò contare ancora su di te o su qualcuno”. E Manzoni il giorno successivo, parlando con un avvocato che assiste Ghilardi, gli dice: «Hanno fatto adesso una contestazione disciplinare di (…) non so quante pagine (…) tutto legato a noi per il discorso Lega». Ghilardi, che è stato sentito dai pm di Milano come teste, ha poi raccontato le “anomalie” delle movimentazioni su quei conti: «Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldilà degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent’anni».

Il teste nel verbale del 22 luglio ha parlato anche dei «giri di soldi tramite “Più voci»”, l’associazione di cui era legale rappresentante il tesoriere della Lega Giulio Centemero, e del fatto che «Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega». Parte dei soldi che per la Procura sono stati incassati in seguito alla vendita del capannone di Cormano, in provincia di Milano, a Lombardia Film Commission a un prezzo “gonfiato”, non hanno nulla di illecito ma sono semplicemente la commissione per una compravendita immobiliare gestita da Andromeda. È una delle giustificazioni date ieri al gip da Alberto Di Rubba, uno dei commercialisti vicini al Carroccio, finiti ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sui fondi della Lega.

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