A parlare è Giorgio Mulè, ma di fatto le dichiarazioni sembrano ‘dettate’ da Licia Ronzulli, la neo capogruppo al Senato di Forza Italia e fedelissima di Silvio Berlusconi. È il giornalista eletto la scorsa settimana vicepresidente della Camera a lanciare bordate all’interno della stessa Forza Italia, dove la tensione resta palpabile, così come la spaccatura.

In una intervista a Repubblica il deputato ‘ronzulliano’ mette nel mirino i due ministri Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, titolari dei dicasteri di Esteri e Università, ma anche rispettivamente coordinatore e vice coordinatore del partito.

Una doppia carica che a Mulè, ma soprattutto a Ronzulli, non piace. Così con l’obiettivo sulla carta di “rilanciare l’azione di Forza Italia”, il deputato chiede di “eliminare i doppi incarichi”. “Una giusta riflessione l’ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. E lo stesso vale per la neo-ministra Bernini, che è vicecoordinatrice del partito”, è l’avvertimento che arriva da Mulì ai due esponenti di governo e figure apicali del partito.

Mulè evoca con ‘Repubblica’ anche un intervento diretto del Cav. sulla questione in caso di mancate dimissioni. “Berlusconi ci ha portato all’8 per cento, lui ci ha fatto andare al governo. E lui indicherà la nuova formula di Forza Italia”, spiega il deputato ‘ronzulliano’ in una sorta di avviso di sfratto.

Gli avvertimenti a Meloni

Ma Mulè ne ha anche per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che certamente non potrà fare sogni tranquilli trovandosi una maggioranza composta da alleati quantomeno ‘fumantini’ e a caccia di risultati su poltrone e battaglia identitarie. Il vicepresidente della Camera spiega che i gruppi di Forza Italia alla Camera e Senato “saranno i guardiani dell’attuazione di un programma che costringe sì a dare risposta alle emergenze – bollette e inflazione – ma che deve muoversi subito anche su un binario riformista. Non ci esimeremo dal sollecitare la riforma della giustizia civile e penale, la separazione delle carriere, nuove norme del Csm, delegificazione. Non sono priorità di FI, ma di tutto il centrodestra: è giusto tenerlo a mente”.

Quanto alla Meloni, che a Berlusconi ha risposto con un secco ‘no’ alla richiesta di ottenere proprio il cruciale dicastero della Giustizia, il suo “atteggiamento” ha “provocato disappunto”, spiega Mulè. “Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell’imperativo da usare nel dialogo fra alleati”, ricorda Mulè.

E nel giorno della fiducia in Senato sarà proprio Berlusconi a parlare a nome del partito: “Farà un discorso alto e nobile, come quelli sempre pronunciati in sedi istituzionali, da non confondere con gli spezzoni rubati altrove. Berlusconi è quello dell’omaggio al cimitero di Nettuno e dell’intervento al Congresso americano”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.