L’altra sera nel salotto di Massimo Giletti è andato in onda il debutto politico di Francesca Pascale. Il confronto acceso avuto con l’europarlamentare leghista Roberto Vannacci sui temi dell’omofobia e dei diritti della comunità LGTBQ+ ci ha consegnato di fatto una leadership già matura e, probabilmente, pronta a un prossimo impegno diretto. Francesca Pascale è uscita vincitrice da un duello televisivo che in partenza poteva essere decisamente asimmetrico e dare un vantaggio solo al generale Vannacci. Invece, durante l’intero scambio di battute l’ex compagna di Silvio Berlusconi ha mantenuto un piglio autorevole e al contempo è riuscita a manifestare in diversi passaggi una sensibilità politica, proprio perché ha potuto godere di una palestra formativa tanto unica quanto preziosa: aver vissuto per anni al fianco del Cavaliere.

Francesca Pascale e la comunicazione politica made in Berlusconi

Ciò le ha consentito certamente di assorbire, imparare e poi affinare, in una condizione privilegiata, l’arte della comunicazione e quella, ancor più delicata e instabile, della comunicazione politica.
Molte delle sue attuali idee e posizioni politiche, nonché il modo e i tempi della condivisione pubblica sono anche la diretta conseguenza del rapporto personale avuto con Berlusconi. Di quest’ultimo, sia ben chiaro, si può dire e scrivere tutto e il contrario di tutto, ma nessuno, compreso i suoi più accesi nemici, possono mettere in discussione le doti e le capacità di comunicatore. Nessuno come Berlusconi ha saputo innovare profondamente il linguaggio della politica italiana degli ultimi trent’anni, nessuno più del compianto leader azzurro ha dato centralità alla comunicazione della leadership politica. È innegabile che il 1994, anno della sua celeberrima discesa in campo, sia stato l’anno della frattura e guardando al modo di comunicare dei politici e dei partiti possiamo parlare di un prima e un dopo Berlusconi.

Berlusconi e la classe dirigente femminile

Ma, per la verità, il caso della Pascale è interessante anche per riflettere su un secondo aspetto e che in questi anni la pubblicistica ufficiale per diverse ragioni ha completamente evitato. Nessun altro leader politico, in nessun altro partito di destra o di destra, ha fatto crescere in questi anni una classe dirigente femminile così numerosa e qualificata, fatta di donne uniche e preparate. Infatti, se facciamo lo sforzo di grattare via la scorza superficiale delle solite battute sessiste, di guardare oltre gli aspetti e le inclinazioni caratteriali dell’uomo, del suo essere piacione e di cedere volentieri alla bellezza del fascino femminile, emerge un dato politico incontrovertibile.

La folta rappresentanza femminile del Popolo delle Libertà

Come leader politico Silvio Berlusconi si è speso come pochi per far crescere in Forza Italia prima, così come nel Popolo delle Libertà negli anni della fusione con Alleanza Nazionale, una folta rappresentanza di dirigenti donna. È inopportuno, in questi casi, stilare i soliti elenchi nominativi, perché si rischia di dimenticarsi sempre qualcuno e di urtare la suscettibilità dei non citati, ma è forse opportuno provare a farlo per comprendere meglio quanto sia stato nei tre decenni segnati dalla sua presenza l’impegno a favore delle donne. Non c’è in questo caso un criterio alfabetico di chiamata, ma provo a incolonnare dei nomi affidandomi ai misteri della memoria di un cinquantenne e fidandomi solo dei miei fragili ricordi.
Grazie alle scelte di Berlusconi hanno avuto un lungo percorso parlamentare Deborah Bergamini, Beatrice Lorenzin, Laura Ravetto e Michela Vittoria Brambilla. Con loro, anche facendo delle solide esperienze ministeriali, ci sono Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Stefania Prestigiacomo e Nunzia De Girolamo.

Come non citare, per continuare a spulciare l’elenco della memoria, Iole Santelli, scomparsa prematuramente qualche anno fa, ma dal 2001 al 2006 giovanissima Sottosegretario alla Giustizia, e Margherita Boniver, che negli stessi anni, era invece al ministero degli Esteri. In anni più recenti, invece, per saltellare tra presente e passato, ci sono Marta Fascina, Licia Ronzulli, Rita Dalla Chiesa e Annagrazia Calabria. A questa già folta pattuglia, non è possibile non aggiungere Michela Biancofiore, Elvira Savino, Gabriella Giammanco, Valentina Aprea, Mariella Scirea, vedova di Gaetano ex calciatore della Juventus e campione del Mondo nel 1982. Così per chiudere questa ricognizione lacunosa ci sono da ricordare ancora Ombrella Colli, Tiziana Maiolo, Gabriella Carlucci, Maria Procaccini Burani e Barbara Matera.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).