“La società è più avanti della politica”
Francesca Vecchioni, la figlia del cantautore Roberto: “Papà mi ha spinto a fare coming out”

Quando Roberto Vecchioni si avvicinò alla figlia Francesca era preoccupato. “Mi chiese se frequentavo qualcuno: mi rovesciai addosso il succo che stavo bevendo. Fino ad allora non avevo detto nulla della mia vita sentimentale: non volevo mentire e quindi omettevo”. Francesca Vecchioni – 47 anni, presidente della Fondazione no profit Diversity che promuove la cultura dell’inclusione nei media, nelle aziende e nella società – ometteva la sua omosessualità. “Era troppo, non potevo non dirglielo: ‘È che non sto con un uomo, papà, sto con una donna!’. Rimase un attimo in silenzio. Poi mi disse: ‘Ma vaff … mi hai fatto spaventare … Non sapevo più cosa pensare! Ma non me lo potevi dire subito?!’”.
La figlia del cantautore non aveva intenzione di fare coming out, “si ha sempre paura”, ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera dopo quella che allo stesso giornale aveva rilasciato mesi fa il padre raccontando quell’episodio. “L’ho sempre saputo, e non ci ho mai badato. Trent’anni fa, sono stato un anticipatore. Credo che l’amore sia universale e ciascuno possa fare le sue scelte. Ho accompagnato Francesca tre volte ad Amsterdam per la fecondazione assistita; alla fine sono arrivate due gemelline che oggi hanno 9 anni. So che lei l’ha fatto per me, perché voleva farmi diventare nonno”.
Francesca Vecchioni è nata dal primo matrimonio del cantautore. Ha avuto due gemelle con l’ex compagna Alessandra Brogno. Le figlie nate nel comune di Milano, riconosciute dal sindaco. “Nessuno diventa gay o trans per le influenze esterne, come qualcuno ancora pensa: non lo scegli come non scegli il colore della pelle”. Non ha mai subito discriminazioni, “la società è più avanti della politica”.
Di due giorni fa la decisione del ministero dell’Interno e del ministero della Famiglia di tornare al decreto dell’allora ministro Salvini, del 2019, che stabiliva come sui documenti dei minori ci fossero le diciture “padre” e “madre”, nonostante un Tribunale di Roma abbia sancito l’illegittimità di quella norma e il Garante della Privacy abbia definito quella dicitura limitante dei diritti dei figli delle coppie dello stesso sesso. “Sono andata a rivedere la mia prima carta di identità, rilasciata più di quarant’anni fa: c’era scritto ‘genitori o chi ne fa le veci’. Poi sono andata a vedere la carta di identità delle mie figlie, che sono nate nel 2012, e anche lì c’era scritto ‘genitore o chi ne fa le veci’. Prima del decreto Salvini nessuno riteneva un problema non avere ‘madre’ e ‘padre’ sui documenti. E non per via delle famiglie omogenitoriali, ma perché il concetto di genitore è inclusivo. Riconosce tutte le famiglie: quelle etero, quelle omogenitoriali, quelle in cui c’è un solo genitore o genitori affidatari”.
Preoccupante, secondo Vecchioni, che la ministra abbia invitato a fare ricorso, a rivolgersi ai giudici, costringendo “i tribunali, già intasati, a intervenire a spese dei contribuenti per far riconoscere un diritto che i bambini e le bambine dovrebbero già avere acquisito nel momento in cui sono stati riconosciuti. E poi perché così mette in conto l’esistenza di bambini di serie A e di serie B”.
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