“Nelle carceri ti fanno morire”. È a questa conclusione che è giunta Antonella Tamarisco, sorella di Francesco, 47 anni, detenuto dal 2013, prima al carcere di Secondigliano di Napoli, poi trasferito da circa un anno e mezzo a quello di Bari. Francesco soffre dalla nascita di megacolon congenito: una grave patologia che gli ha paralizzato parte dell’intestino e che gli impedisce anche di andare in bagno senza l’uso di clisteri.

Una malattia che gli crea importanti problemi alla salute e complicazioni anche al cuore. La famiglia Tamarisco racconta che il 28 dicembre è stato portato d’urgenza in ospedale per un malore, probabilmente un infarto. “Dal carcere non ci hanno detto niente – racconta Antonella – Abbiamo saputo che mio fratello era in ospedale da un altro detenuto che ha chiesto ai suoi familiari di avvisarci. Lo abbiamo saputo tre giorni dopo. Ci hanno detto che è stato intubato e operato ma adesso non possiamo sentirlo e non sappiamo precisamente cosa gli è successo”.

La preoccupazione è ancora più grande perché Francesco negli ultimi anni è arrivato a pesare 40 chili. Quando è entrato in carcere ne pesava almeno il doppio. “Sono anni che chiediamo che venga adeguatamente curato ma non siamo ascoltati – continua Antonella – Quando stava a Secondigliano ogni 20 giorni veniva portato in ospedale ma a Bari non lo curano adeguatamente. Non chiediamo che venga scarcerato o messo ai domiciliari. Ha sbagliato e deve pagare, ma non con la vita. Chiediamo solo che sia curato in ospedale”.

La circa 4 mesi la famiglia tramite gli avvocati chiede che Francesco venga visitato dai medici, come racconta l’avvocato Antonio Iorio: “Anche il giudice di sorveglianza aveva autorizzato le visite ma queste non sono mai avvenute. La non corretta organizzazione del penitenziario di Bari potrebbe aver portato alle complicanze al cuore, possibilità che avevamo più volte segnalato. Dal carcere ci dicono che può curarsi da solo. Ma come può farcela un uomo nelle sue condizioni? È anche una questione di dignità umana oltre che di diritto alla salute non tutelato. Poi c’è stata una grande scorrettezza da parte del carcere nel non avvisarci che Francesco era stato male ed è in ospedale”. Dalle notizie avute direttamente dall’Ospedale San Paolo di Bari sembra che le condizioni di Francesco siano stabili. Ma la preoccupazione della famiglia rimane.

L’avvocato ha incontrato di persona Francesco ad agosto. “C’erano 40 gradi, faceva caldissimo, ma lui tutto smagrito aveva la felpa di pile perché sentiva freddo. Sta male e non lo curano”. “La verità è che in carcere dei detenuti fanno quello che vogliono”, conclude Antonella.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.