All’indomani delle elezioni politiche in Francia, i mercati si dimostrano un po’ nervosi ma non si lasciano andare ad alcun tipo di isteria. Il trionfo del Fronte Popolare; la compagine di Macron arrivata seconda e solo terza l’estrema destra del Rassemblement National non ha creato particolari patemi sui principali listini europei. Con le Borse europee che chiudono in territorio contrastato (Parigi con un leggero negativo), nessun movimento di rilievo si registra con l’andamento degli spread. L’Oak francese è stabile rispetto all’omologo tedesco, il Bund. A preoccupare i mercati finanziari, semmai, sono i fondamentali dell’economia francese. Da qualche tempo, infatti, la Francia sembra aver subito una metamorfosi da renderla molto simile all’Italia.

Basti pensare, ad esempio, la continua crescita del debito pubblico: nel corso del 2024 il rapporto con il Pil sarà al 112 per cento. Certo, un livello molto lontano da quello italiano (140 per cento) ma che rende, in termini assoluti, il debito francese il più grande d’Europa. L’andamento dello spread dei titoli di Stato francese rispetto ai Bund tedeschi registra un aumento del 16 per cento in un anno.

Come non osservare, poi, il deficit. Il 2024 dovrebbe chiudere con un più 4,4 per cento dopo essersi attestato intorno al 5 per cento già nello scorso anno. Non dimentichiamo, inoltre, che l’agenzia di rating Moody’s aveva già bocciato il programma del premier Attal il quale prevedeva un deficit al 2,7 per cento nel 2027, obiettivo giudicato “improbabile” dalla società. Per la Corte dei Conti francese, quello di Attal è un traguardo che costerebbe 50 miliardi di euro.

Quale compagine politica appena eletta si caricherebbe di un simile sforzo? Ecco perché appare improbabile una traiettoria discendente del debito pubblico francese. O almeno in maniera cosi ripida come quella tracciata dal “quasi ex” primo ministro del presidente Macron. L’incertezza politica, pertanto, si abbraccia con quella economica: il nuovo governo come si comporterà? Promuoverà una politica di rigore fiscale? O scenderà a patti con le promesse, alcune decisamente poco credibili, che il Fronte ha messo sul tappeto? E in questo secondo caso, cosa dirà Bruxelles? Ricordiamo che Parigi, come Roma, è al centro di una procedura di infrazione per debito eccessivo. Una “palla al piede” di non poco conto per chi si troverà a governare.

Angelo Vaccariello

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