Il 14 luglio di Parigi, con gli Champs Elysées vestiti a festa mentre i militari francesi sfilavano per le strade della capitale, ha avuto un protagonista venuto da lontano: il premier indiano Narendra Modi. Ospite d’onore di Emmanuel Macron, il primo ministro è stato accolto nella maniera più solenne e calorosa, ricevendo anche la Gran Croce della Legion d’Onore. Onorificenza accolta da Modi con un post su Twitter in cui ha scritto di accettarla “con grande umiltà” considerandola “un onore per 1,4miliardi di persone”.

Parole e gesti che non devono sorprendere. Perché quello tra Francia e India è un partenariato che va avanti da decenni. Tutto ebbe inizio 25 anni fa, quando l’allora presidente francese Jacques Chirac e il primo ministro Atal Bihari Vajpayee siglarono la prima partnership strategica tra i due Paesi. Un’amicizia che non si è mai interrotta, e che durante i mandati di Modi e di Macron si è andata ulteriormente rafforzando coinvolgendo i più importanti settori dell’economia, della strategia e della politica internazionale.

Dalla tecnologia alla sanità, dal mondo cyber fino all’industria della difesa, dal nucleare civile alla cooperazione scientifica e accademica, Parigi e Nuova Delhi hanno alimentato un avvicinamento costante, al punto da diventare partner centrali l’una per l’altra. La conferma è arrivata anche dalla visita di Modi nella capitale francese, coincisa con l’acquisto di 26 caccia Rafale da imbarcare sulle portaerei e di tre sottomarini Scorpene.

Per l’India una tappa fondamentale in un processo di modernizzazione delle forze armate che ha due obiettivi. Il primo, quello di riuscire a emergere come potenza dell’Indo-Pacifico e tentare di scalfire l’ascesa (al momento imparagonabile) della Cina sotto il profilo militare. Il secondo, continuare nella diversificazione delle forniture dell’industria bellica, evitando di dipendere troppo da una Russia che l’India non ha mai abbandonato – né vuole farlo – ma che rappresenta una quota di mercato troppo ampia per la difesa. A maggior ragione in una fase di avvicinamento tra Nuova Delhi e Washington e in cui inevitabilmente pesa l’eccessiva importanza dei legami commerciali con Mosca.

Modi sa bene che l’asse con la Francia può essere perfettamente utile a questo scopo. E d’altro canto, avere un alleato in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e tra le maggiori potenze di Unione europea e Nato non può che essere un volano per la propria agenda internazionale. Se questo vale per l’India, il discorso può valere anche per la Francia, interessata tanto alla propria proiezione nell’IndoPacifico quanto nella volontà di non perdere il treno della crescita economica del gigante indiano.

Macron ha da tempo messo nel mirino l’Oceano Indiano, perorando la causa dell’ampliamento degli interessi strategici francesi in un’area in cui Parigi ha basi militari e un antico legame coloniale e post-coloniale. Il Paese, del resto, è l’unica potenza europea e possedere territori in quell’area del mondo, sempre più centrale per i destini globali. Territori d’Oltremare dove il governo di Macron appare distante, sì, ma in cui non è certo estraneo. Le ambizioni di essere riconosciuta come potenza anche di quella regione si uniscono poi alle necessità strategiche di un blocco occidentale che sembra sempre più proiettato verso l’Oriente e che guarda con interesse (e con sospetto) alle mosse della Cina.

Il baricentro economico e politico del pianeta si sta spostando sempre più verso est. E quell’area del mondo, fatta di potenze economiche, militari e demografiche, non può essere sottovalutata negli scenari strategici francesi. Macron ne è consapevole, come lo è anche del ruolo che può avere l’India nel presente e nel prossimo futuro in diversi scacchieri fondamentali per la diplomazia internazionale. Uno su tutti il suo rapporto con la Russia, costruito con decenni di “autonomia strategica” e che ora può essere fondamentale per comprendere il destino della guerra in Ucraina.