Il risultato elettorale francese che vede il Front National di Jordan Bardella e Marine Le Pen imporsi come primo partito della scena politica, potrebbe cambiare la politica estera di Parigi che fino ad adesso aveva una fortissima impronta del presidente Emmanuel Macron. Il primo pensiero va naturalmente a cosa accade nel cuore dell’Europa e alla guerra in Ucraina, ma il continente africano resta comunque al centro dell’attenzione mediatica. La politica africana di Macron è stata costellata negli ultimi anni di clamorosi insuccessi che hanno sgretolato l’ex dominio coloniale francese radunato sotto il nome di Francafrique.

Il percorso

Al suo insediamento nel 2017 Macron era volato in Burkina Faso, paese simbolo del tentativo di emancipazione africana stroncata dalla Francia, per promettere un cambio di relazioni e la fine di ogni tipo di controllo. La sua mossa non aveva prodotto risultati e Parigi aveva visto a partire dal 2020 una vorticosa accelerazione di colpi di stato aveva detronizzato i vecchi politici accuratamente scelti e difesi dalla Francia. Visite ufficiali, promesse di investimenti ed interventi militari come le disastrose operazioni Serval e Barkhane non erano riusciti a frenare quest’ondata spinta dai cosiddetti “emerging powers” di Russia, Cina eTurchia che grazie ad un aggressivo ed efficace marketing politico avevano minato dalle fondamenta il percolante potere francese.

Uno dei paesi simbolo del potere transalpino in Africa come il Senegal non aveva avuto bisogno dell’intervento dei militari per abbattere il potere filo-francese, ma lo aveva fatto passando da elezioni democratiche che avevano consegnato il paese all’ex partito Pastef, fortemente anti-francese, ma portatore delle istanze della giovanissima ed arrabbiata popolazione senegalese. Proprio il Senegal è un interessante esempio di come tutta la politica metropolitana francese guardi con estremo interesse al vecchio impero coloniale. Nel gennaio del 2023 Marine Le Pen era volata a Dakar per una visita di tre giorni. Qui aveva incontrato il presidente in carica Macky Sall, per un confronto e una serie di visite ad ospedali, scuole e le forze armate francesi presenti nel paese.

La rottura definitiva con la Francafrique

Marine Le Pen ha soprattutto tenuto un discorso sulla fine e la rottura definitiva con la Francafrique, un tema che aveva già toccato anche in Ciad, cercando di proporre ai partner africani una nuova metodica di collaborazione. Per la leader del Front National l’incontro con un presidente di un Paese importante era stato anche utile a rafforzare il suo status di leader politico. A Dakar però Macky Sall, che in realtà prendeva ordine direttamente da Macron, non c’è più e adesso al potere ci sono Ousmane Sonko e Bassirou Diomaye Faye dell’ex Pastef, dichiarato illegale proprio da Macky Sall. Proprio Sonko in piena campagna elettorale aveva ricevuto la visita di Jean-Luc Melenchon, ufficialmente invitato dal suo partito. Melenchon è il più importante leader del Nuovo Fronte Popolare ed il rapporto con il partito socialisteggiante e panafricano di Sonko è sempre stato forte. Il Senegal è simbolico di come i due schieramenti vogliano sostituire i rapporti creati da Macron e a volte superarli.

Una potenza globale

Il Front National che ha sempre fatto dell’inasprimento delle politiche migratorie e del cambiamento degli accordi con l’Algeria per le quote di arrivi in Francia i suoi cavalli di battaglia, ha ingaggiato Philippe Bohn, uomo d’affari ed ex direttore di Air Senegal, ma soprattutto profondo conoscitore del mondo africano. Tutto per non smettere di lavorare con il continente più vitale ed in crescita del globo, dove già appaiono i primi media come SenePlus che pensano che la destra vorrà concedere maggior sovranità ai paesi africani superando la paterna ingerenza che ha sempre caratterizzato Parigi. La sfida elettorale si gioca in Francia, ma questa volta i rapporti con l’Africa saranno davvero determinanti per un paese che non si sente semplicemente una potenza europea, ma globale.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi