Prima l’intervista al Corriere della Sera, poi l’intervento in tv, a ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio sulla Nove, dove collegato da casa e con un respiratore automatico “che mi permette di essere qui”, il giornalista Franco Di Mare, 68 anni, ha annunciato la sua malattia, un mesotelioma in fase avanzata, attaccando “le precedenti gestioni” della Rai che l’hanno lasciato solo senza fornire lo “stato di servizio”, ovvero la certificazione delle missioni effettuate, sulla base delle quali ricostruire la diagnosi e chiedere i danni.

“Si sono dileguati tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora. Io chiedevo alla Rai – ha spiegato Di Mare che sarà ospite anche a DiMartedì da Floris su La7 – lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare ma sono spariti tutti”. Il giornalista lamenta l’assenza sul “piano umano” di “persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai” e che adesso “sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante”.

Di Mare era stato chiamato a presentare il suo libro ‘Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi” (Sem) nel giorno dei lavoratori vittime dell’amianto. A Fazio ha spiegato di avere “un tumore molto cattivo, si prende perché si respirano particelle Di amianto senza saperlo” ma “non ho perso le speranze, perché la scienza va sempre avanti”.

Dove ha respirato amianto Di Mare?

Nato a Napoli nel 1955, Franco Di Mare è stato in Rai dal 1991 fino al maggio del 2023 (nel 2021 è andato in pensione ma ha continuato a ‘Frontiere” su Rai 3 fino a un anno fa). Per anni è stato inviato speciale in zone di guerra dai Balcani all’Afghanistan, dall’Africa al Medio Oriente, all’America Latina. Nel 2020 è stato nominato Direttore generale dei programmi del giorno della Rai e nello stesso anno Direttore di Rai3.

“Sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci”.

Il giornalista spera nella scienza (“Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi il mio arbitro non ha fischiato ancora”) per fronteggiare i casi di amianto che continuano a mietere vittime. Negli ultimi 10 anni sono decedute in Italia per malattie correlate all’amianto circa 60mila persone, secondo quanto emerge dai dati riportati dall’Osservatorio Nazionale Amianto in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto.

Nell’intervista al Corriere della Sera, Di Mare ha parlato anche della sua famiglia, spiegando che in un momento così delicato come quello che sta vivendo, sente l’esigenza di stare  “con le persone che ami. Le mie care sorelle, sono protetto e accudito, mi sento un piccolo sultano. Sull’aspetto sentimentale il giornalista che da circa otto anni è legato a Giulia Berdini, più giovane di lui di 30 anni, ha spiegato: “Ci fissiamo sempre col primo amore – il mio, al liceo, fu una ballerina del San Carlo – ma il più importante è l’ultimo, che ti accompagna nei passi finali. Per me è Giulia. Stiamo insieme da otto anni. Tra noi ce ne sono più di 30 di differenza, prima si notava meno”.

Il matrimonio con Alessandra, l’adozione in Bosnia e la separazione

L’ex moglie di Franco Di Mare si chiama Alessandra. La coppia negli anni ’90 adottò Stella quando aveva appena 10 mesi. Nata in Bosnia durante la guerra, Di Mare incontrò la bambina in un orfanotrofio di Sarajevo mentre era inviato di guerra. Successivamente scrisse un romanzo “Non chiedere perché” ambientato proprio a Sarajevo e che vedeva protagonista un giornalista inviato e una bambina di dieci mesi incontrata in orfanotrofio. Da quel romanzo è stato tratto un film omonimo con protagonista Beppe Fiorello.

La relazione con la moglie Alessandra finì nel 2012 e successivamente il giornalista così commentò la separazione: “Il mio matrimonio – raccontava tempo fa sui social – è purtroppo naufragato qualche anno fa. Non sarebbe certo questa la sede per definire di chi siano le responsabilità di un doloroso fallimento, ma diciamo che me ne assumo una quota più che rilevante: detengo ampiamente il pacchetto di maggioranza delle azioni, diciamo così. Dal momento che abbiamo sempre creduto che i fatti nostri fossero e dovessero restare nostri, Alessandra ed io avevamo deciso di comune accordo di separarci in modo morbido, continuando a mantenere una relazione civilissima fatta di grande stima e affetto. Alessandra è stata (ed è tuttora) una delle persone più importanti della mia vita. È grazie a lei che la nostra Stella è diventata una giovane donna che farebbe inorgoglire qualunque genitore. Ale c’era quando io (spesso) ero assente; c’era quando Stellina studiava e cresceva, l’ha aiutata a superare le prime difficoltà, a laurearsi a pieni voti e, in definitiva, a diventare lo spettacolare essere umano che è oggi. Alessandra, molto più di me. Per questo, e per molto altro, le sarò grato per sempre”.

La compagna Giulia Berdini

Nel 2017 incontra Giulia Berdini, responsabile dei servizi di ristorazione in Rai. Tra di loro ci sono 36 anni di differenza e ufficializzano la relazione l’anno successivo. Sempre sui social, Di Mare raccontò la nuova relazione: “Capita. E per certi aspetti è una benedizione. Vuol dire che la vita va avanti, se si è capaci di rimettersi in gioco. La sua giovane età è certo un altro elemento frizzante, nella calura estiva. Anche questi dovrebbero essere fatti miei in fondo, non credete? Ma tant’è. Diciamo che non ho mai avuto predilezioni anagrafiche di questo tipo, per così dire. E capisco anche che a guardarla da fuori la cosa appaia un tantino cliché. Il fatto è che non avevo messo in conto che, molto banalmente, il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce, come diceva Blaise Pascal molto prima di diventare un bigliettino nei cioccolatini”.

 

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