Frassinetti (FdI): “No al pugno duro ma la qualità a scuola si è abbassata. La patria è un valore da riscoprire”

Paola Frassinetti assembla in sé due cariche: sottosegretario all’Istruzione e al Merito e responsabile del dipartimento Istruzione di Fratelli d’Italia. Dialoghiamo con lei in questa sua seconda veste nell’ambito di un ciclo di conversazioni del Riformista sulla visione di scuola dei partiti e sulle loro priorità.

Cosa ha principalmente a cuore Fratelli D’Italia?
«Per noi al primo posto c’è la tutela del diritto allo studio. Pensiamo che tutti debbano avere la possibilità di partire dallo stesso livello: deve essere l’impegno a fare la differenza e non la base economica di partenza. Da qui un sistema di borse di studio per promuovere i capaci e i meritevoli, ma anche altri provvedimenti per combattere la dispersione scolastica e di carattere inclusivo come l’eliminazione dei giudizi descrittivi alle primarie».

È un provvedimento inclusivo?
«Certo! Prima i genitori non capivano quei giudizi, soprattutto gli stranieri. La scuola deve avvicinarsi alle esigenze di tutti, anche le esigenze di chiarezza nella valutazione».

A proposito, questo provvedimento si associa ad altri, come il divieto dei cellulari, il ritorno del diario, il voto in condotta. Secondo le opposizioni sembra che si vogliano portare indietro le lancette della storia: credete davvero che la scuola degli ultimi decenni abbia prodotto danni e sia quindi necessario tornare indietro su alcune cose?
«Non si può negare che negli ultimi anni ci sia stato un abbassamento dell’asticella dell’apprendimento e non bisogna aver paura di prendere atto che qualcosa si è perso per strada e perciò si deve tornare a puntare sulla qualità. L’esempio che faccio sempre è quello della geografia, pressoché sparita dai programmi e dalle teste degli studenti. Vale lo stesso per la storia antica. La scuola deve tornare a garantire apprendimento e conoscenza, non può essere un parcheggio in cui sembra che l’unica preoccupazione sia quella di non stressare gli studenti».

Si tratta di tornare al “pugno duro” quindi?
«No, ma gli studenti devono imparare che nella vita si possono incontrare delle difficoltà. Dobbiamo certamente aiutarli a sdrammatizzare un brutto voto, ma serve anche imparare a confrontarsi con le difficoltà».

Si è molto discusso sulla visione “patriottica” e identitaria nelle nuove Indicazioni nazionali che stanno per essere rese pubbliche. Per molti sarebbe anche questa una direzione anacronistica rispetto a un mondo sempre più globale.
«Anacronistico? Le dico di più: io penso che le scuole dovrebbero portare gli studenti al Sacrario militare di Redipuglia per spiegare il sacrificio che hanno fatto quei giovani per la patria, in un’ottica di pace, soprattutto in questi tempi di guerre».

Tra le sue deleghe di funzione c’è anche l’educazione civica. Nelle nuove linee guida avete insistito molto su questi temi…
«Mi piace riassumere tutto il nostro lavoro sull’Educazione Civica in una sola parola: rispetto. E ciò significa rispetto per i generi, rispetto per l’ambiente (proprio io ho fatto inserire per la prima volta il rispetto per gli animali), rispetto per il fragile e per il diverso. Poi c’è una parte sui bisogni del mondo d’oggi, come l’educazione finanziaria (un tema che rientra anche nel divario di genere, perché l’isolamento della donna si lega spesso alla mancanza di autonomia finanziaria) e la conoscenza delle norme sul lavoro».

A proposito, cosa replica a chi vede una deriva aziendalistica nelle iniziative del Governo, affermando che iniziative come il 4+2 (ciclo quadriennale alle superiori più due anni di Its) finiscano per caricare sulla scuola i costi di formazione delle imprese?
«Guardi, non troverà nel pensiero mio e del partito alcuna deriva aziendalista. Per noi la scuola deve essere un luogo di impegno nello studio e non deve diventare una succursale delle aziende. Personalmente rivendico la centralità delle materie umanistiche e auspico che il liceo classico torni al grande ruolo di un tempo. Detto questo, bisogna essere realisti ed ammettere che le scuole tecniche e professionali andavano riqualificate rispetto allo stato attuale. Il 4+2 va in questa direzione. Non devono essere scuole di serie B ma aiutare l’ingresso nel mondo del lavoro con una concreta professionalità appetibile per le imprese. Anche sull’orientamento il Governo ha fatto iniziative importantissime, chiarendo che l’orientamento non è solo quello dei grandi open day, ma quello che si fa durante l’anno scolastico con un orientatore, anche allo scopo per contenere la dispersione scolastica. Proprio oggi leggo dati positivi in merito…».

Tra le sue deleghe di funzione c’è anche l’inclusione. Quali sono le grandi sfide dell’inclusione di oggi e perché come partito dite no allo Ius scholae?
«Lo Ius Scholae innanzitutto non è nel programma di governo. Ci sembra una bandierina, una presa di posizione formale, mentre la vera battaglia per aiutare l’inserimento è la conoscenza della lingua italiana. Credo quindi che sia necessario lo studio della lingua italiana come orario aggiuntivo, fin dal prossimo anno scolastico, nelle classi con una percentuale elevata di stranieri, per assicurare il potenziamento dell’apprendimento e affinché gli studenti arrivati da poco siano messi nelle condizioni di entrare in classe e comprendere le lezioni.
Per l’inclusione in generale stiamo facendo passi avanti, puntando sul potenziamento della funzione dell’insegnante di sostegno: abbiamo coinvolto Indire nella realizzazione di percorsi formativi, dato che gli enti universitari non riuscivano a coprire le esigenze formative. Abbiamo voluto garantire, inoltre, la possibilità di una continuità per l’insegnante precario su richiesta della famiglia e sempre in merito a questo non posso tacere l’importanza dell’Agenda Sud (325 milioni), con 20 milioni per il contrasto alla dispersione».

Sport a scuola. Quanto è importante e in che direzione volete andare per valorizzare questa dimensione.
«Si è svolto un concorso per 1.740 docenti di Educazione Motoria per la scuola primaria, dove si prevede per le classi quinte e quarte della scuola primaria, fatta da docenti specializzati con le competenze adeguate. Crediamo che lo sport sia importante anche perché in un’epoca di digitalizzazione ai massimi livelli è uno dei pochi momenti in cui si può prescindere dal rapporto con un video ed essere all’aria aperta anche facendo giochi di squadra. Non per caso abbiamo finanziato 443 interventi per le palestre con 330 milioni e abbiamo stanziato 255 milioni per altri 172 interventi per favorire lo sport nelle scuole)».