Cazzolate
Lo spostamento del voto operaio
Fratelli d’Italia, partito di operai e di governo: così Meloni ha ‘commissariato’ Landini
È un fatto assodato che il “voto operaio” si sia spostato a destra. Il problema è che la sinistra non si interroga a sufficienza sul perché
Nei sancta sanctorum della sinistra politica e sindacale, nel punto dove ha inizio la Via Maestra di Maurizio Landini alla ricerca del passaggio a Nord Ovest verso il Campo largo di Elly Schlein, si sono accorti degli approfondimenti di SWG sul voto per il Parlamento europeo? Ben 39 elettori su 100 di FdI sono operai con un balzo di 10 punti rispetto al dato generale (29%); il Pd invece incassa 8 punti in meno (16% contro 24%); anche AVS lascia sul campo 4 punti (3% a fronte del 7%).
Solo il M5S guadagna tra gli operai un 3% in più del dato totale (13% a fronte del 10%). Mettendo a confronto le coalizioni, FdI da solo nel voto operaio è in vantaggio di 7 punti sul 32% complessivo di Pd, M5S e AVS; e rimane in vantaggio anche se si aggiungesse (come in Abruzzo) il 5% dei voti totali che gli operai hanno dato ai cespugli centristi. La destra nel suo insieme è arrivata tra gli operai a 59 suffragi su 100, con un surplus rispetto al voto totale di 11 punti.
Da notare che anche tra gli operai FI è quasi allo stesso livello della Lega (10% contro 11%) che in un recente passato aveva ottenuto significativi consensi tra questi elettori. Purtroppo – è un segnale – anche le astensioni degli operai hanno riscontrato 5 punti in più del totale (58% contro il 53%). Secondo SWG, FdI resta il partito più votato anche da chi ha difficoltà economiche (24%) con sette punti più del Pd; ambedue i principali partiti sono tuttavia in flessione (rispettivamente -5% e -7% del dato totale); il M5S, invece, guadagna 6 punti; due punti in più a testa FI e Lega.
Molto elevato l’astensionismo. Che il voto operaio e in generale del mondo del lavoro si sia spostato a destra è un fatto assodato e non solo in Italia. Il problema, da noi, è un altro. La sinistra non si interroga a sufficienza dei motivi che hanno determinato questa mutazione genetica. Si è sempre detto che la destra distribuisce i suoi voti all’interno della medesima coalizione, premiando – a seconda dei casi e dei momenti – uno dei tre partiti a scapito degli altri due. Ora è venuto il turno di FdI. Ad occhio, però, si potrebbe sostenere che a fare la differenza è proprio lo spostamento del voto operaio. E qui sta il salto di qualità delle elezioni politiche del 25 settembre 2022, confermato dal voto europeo. Gli operai, per la prima volta dal dopoguerra, non hanno votato solo per la destra (FI o la Lega), ma per un partito affetto dallo stigma del suo peccato originale (il fascismo): un peccato da cui – secondo la polemica cara in prevalenza alla sinistra – FdI non si è ancora redento. E non vuole farlo.
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