Torna l'oscurantismo in Afghanistan
“Frustati dai talebani perché avevamo i jeans”, le testimonianze delle violenze da Kabul
Svolta moderata o mera operazione di propaganda? Dopo 8 anni giorni dalla riconquista della capitale Kabul, il ritorno al potere dei talebani crea sempre più preoccupazione nel mondo occidentale dopo le moltiplici testimonianze di violenze e rappresaglie degli “studenti Coranici”.
L’ultima in tal senso viene riportata dal quotidiano conservatore britannico Telegraph, che cita la denuncia di giovane afgano. Lui e i suoi amici sarebbero stati frustati dai talebani perché indossavano i jeans.
Mentre il gruppo camminava per le strade della capitale Kabul, alcuni miliziani li hanno fermati accusandoli di “non rispettare l’Islam”. Due giovani sono riusciti a scappare mentre gli altri sono stati picchiati, frustati e minacciati con una pistola.
🇦🇫The Taliban are “flogging young Afghans for wearing jeans”.
Fighters are beating people for wearing non-religious clothing and threatening them at gunpoint, it has been claimed
Thread ⬇️https://t.co/qGAyKLZ97R pic.twitter.com/p619gZGRRI
— Telegraph World News (@TelegraphWorld) August 23, 2021
Un episodio che, come evidenzia il Telegraph, rinnova la preoccupazione su quanto poco sia cambiato il movimento islamico rispetto al suo periodo al potere nel Paese tra il 1996 e il 2001, quando l’Afghanistan fu governato applicando una versione ‘integralista’ della sharia, con un regime oscurantista contraddistinto da misoginia, violenza ed estremismo religioso.
La ‘crociata’ contro l’abbigliamento non in linea con i dettami del gruppo islamico è stata confermata anche dal quotidiano afghano Etilaatroz, che ha denunciato come nel weekend anche uno dei suoi giornalisti è stato picchiato perché non indossava “abiti afghani”. E ci sono state altre segnalazioni di giovani presi di mira per aver indossato magliette e jeans
LE DENUNCE DELLA ONLUS ITALIANA PANGEA – Una denuncia simile arriva anche dall’Italia, dalla onlus milanese Pangea. Su Instagram è stato infatti rivelato come alcune donne della onlus sono state picchiate dai talebani: “Vedere le foto con i loro lividi è stato straziante. I bambini hanno assistito a scene di violenza inaudita e sono molto spaventati”.
“Da venerdì Pangea lavora senza sosta per aiutare le colleghe di Kabul e le loro famiglie a raggiungere l’aeroporto. Sono stati giorni difficili. Le donne dello staff di Pangea e le loro famiglie sono rimaste intrappolate nella folla per ore, senza acqua, anche con bambini piccolissimi tra le braccia”, si legge nel post della onlus, che ha diffuso le immagini dell’arrivo all’alba delle attiviste e delle loro famiglie a Kabul.
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