“Inutile aspettare l’assemblea nazionale di Italia Viva del 28 settembre”. Il mantra viene ripetuto di chat in chat, sui diversi gruppi renziani disorientati dalle ultime mosse di Matteo Renzi. Si prepara così, nei fatti, il terreno per una fuoriuscita che non sembra più essere solo di qualche individuo ma di interi gruppi, di parti della pur piccola comunità di Italia Viva. Solo negli ultimi giorni ha dato il suo addio a Renzi il segretario milanese di IV, Sergio Scalpelli. L’ex deputato Michele Anzaldi, renziano di ferro, ammette di non aver capito più dove stia andando il leader dei “vivaci”. Le pressioni sono tante. E i rumors adesso dicono che lo stesso Luigi Marattin starebbe valutando seriamente di accelerare i tempi per una sua operazione, interrompendo la melina che da mesi caratterizza l’attività della formazione renziana.

Il Congresso annunciato e poi negato

Adesso i dissidenti vogliono mettere fine all’aporia in cui è precipitato il partito. Il 13 giugno, prima di partire per le vacanze estive, Renzi nella newsletter scriveva, nero su bianco: “Ho già detto la mia, non ho altro da aggiungere. Apriamo il tesseramento e alla chiusura del tesseramento facciamo un congresso libero, aperto, contendibile, dal basso. Più chiaro di così non penso di poter essere”. Talmente chiaro e definitivo che dieci giorni dopo era già cambiato tutto. Congresso? Nessun congresso è previsto. Potrebbe però essere chiesto dall’Assemblea nazionale del 28, viene detto, sempre che vi sia una maggioranza pronta a pronunciarsi, apertis verbis, contro il leader. Non è nelle cose.

“Un partito liberaldemocratico nuovo”

Dunque, Marattin potrebbe uscire da Iv prima della fine di settembre. Forse già la settimana prossima. “Ora bisogna ricominciare a costruire, archiviando per sempre la stagione dei partiti personali”, dice Luigi Marattin. Che conferma di essere al lavoro “per la creazione di un partito liberaldemocratico nuovo, al di fuori dei due poli”. Un percorso che procede parallelo, fino forse a confluire, con quelli dei diversi soggetti liberali dell’area centrista. Tra questi, non per caso, Libdem di Andrea Marcucci sta per affrontare la trasformazione statutaria, da associazione politico-culturale a soggetto politico. E l’associazione Nos, che ha visto il suo leader, il giovane Alessandro Tommasi, arrivare secondo più votato nelle liste di Azione, mette in agenda a Milano, per il prossimo 14 settembre, una assemblea di re-start. Un evento con centinaia di partecipanti che vedrà interventi cadenzati – come nel format dei Ted – in un tempo massimo di cinque minuti ciascuno e che si articolerà, nella mente dei promotori, in un autentico momento di rilancio.

“C’è un 8%? Andiamocelo a prendere”

“Dicono tutti che c’è un 8% là fuori? Andiamocelo a prendere, mettiamo insieme il mondo liberaldemocratico e riformatore”. Tommasi mette in discussione tutto. “Non siamo qui per celebrare noi stessi. Al contrario: il mio auspicio è che Nos muoia per dare vita a una casa comune più ampia”, dice. Anche lui era un convinto sostenitore renziano. “Renzi sinceramente si fatica a capire. Ne sono stato un fan straordinario, era capace di indicare il futuro. Il migliore. Ora sinceramente non lo si riconosce: bisogna dire al passato grazie, al futuro Sì”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.