Persino Trump non ha resistito alla tentazione di partecipare ai funerali di Papa Francesco. Ma nonostante le bandiere a stelle e strisce a mezz’asta e le condoglianze di circostanza, il dato che caratterizza ormai da lungo tempo i rapporti tra i cattolici americani e il Vaticano è di essere divisi da un oceano che non è solo l’Atlantico. Oltre alla cordialità diplomatica, quello che regna da quando Bergoglio è diventato Papa è un clima da grande freddo. E quanto questo influirà sul prossimo Conclave è uno degli elementi di mistero che rendono complesso farsi un’idea su quale lingua parlerà la fumata che uscirà bianca dal comignolo. Ma, soprattutto, se e quale anima del cattolicesimo americano prevarrà.

Separati in casa

I fedeli d’Oltreoceano sono milioni e potenti. Facilitati anche da un regime fiscale che consente una relativa disinvoltura nella raccolta fondi. Motivo per cui anche molte fondazioni cattoliche europee hanno scelto di spostare la sede legale negli Usa. Questo è chiaramente un elemento di unione, ma il “follow the money” non basta a cementare un’identità che si esprime con modalità e visioni a volte radicalmente opposte. Vero è che i due cardinali statunitensi nominati da Francesco sono di stretta fede liberal e, non a caso, in rotta di collisione con le politiche trumpiane. Ma lo zoccolo duro delle diocesi a stelle e strisce è di stretta osservanza tradizionale. Lo stesso JD Vance fa parte di una potente congregazione che recita ancora la messa in latino ed esprime posizioni come se il Concilio Vaticano Secondo non avesse mai avuto luogo. Separati in casa. Questa è dunque la condizione di due mondi che non si capiscono e fondamentalmente si ignorano anche con qualche diffidenza.

Il divario aumentato

Il timbro peronista di Francesco non ha mai celato, del resto, una certa ostilità nei confronti degli “yankee”. Non che il rapporto fosse più idilliaco con i predecessori Obama e Biden. Il primo per ovvia differenza, trattandosi di un protestante. Il secondo perché giudicato in sostanza non sufficiente ligio alla dottrina sociale della Chiesa. Ad aumentare il divario ha contribuito certamente anche l’atavica frizione tra nord e sud del continente americano. La visita di Vance a Roma a Pasqua è certamente un fatto politico degno di nota. Ma occorre anche in questo caso ricordarsi, appunto, a quale cattolicesimo fa riferimento il vicepresidente. E quando il gioco si fa duro, le buone maniere servono a poco. Ciascuno torna a casa propria e vive la propria quotidianità identitaria in una bolla autoreferenziale.

Le spinte millenariste e reazionarie organiche alla cultura americana.

Fosse un problema solo dei cattolici sarebbe, per così dire, un male minore. Il punto, invece, è che le due “Chiese” rappresentano anche un’idea diversa di Occidente ed è questa la posta in gioco. Più si fa ampia la voragine che divide i due cattolicesimi, più diventano fragili le basi comuni di comprensione e immaginazione di un vivere sociale comune. Viene meno il senso di appartenenza a un’unica famiglia occidentale schiacciata dal lato Ovest dal costante martellamento dell’America First e dalle spinte millenariste e reazionarie organiche alla cultura americana. Dall’altro, il devastante secolarismo – che a nulla più crede della società europea – rende totalmente alieni i codici di comportamento dei compagni di fede americani. Di certo Vance era emozionato di fronte al Papa in carrozzina, ma comprendere quale simbolismo sia scaturito nel suo immaginario, al di là della devozione, resta compito arduo per le menti disincantate di un europeo e perfino di un cattolico tradizionalista europeo.

Persino le posizioni ultra liberal dei cardinali americani, va detto, sono più di sapore politico che di merito teologico, in perfetta continuità col magistero di un Francesco che non ha mai fatto mistero di voler concepire un cristianesimo interessato al mondo prima che alla trascendenza. Ed è proprio questo che divide i due cattolicesimi: gli americani – per tradizione e formazione e anche per la serrata concorrenza del missionarismo evangelico, attrattivo per la sua forza e immediatezza – sono più testimoniali e poco digeriscono i sillogismi e la teologia complessa di casa nostra. Ora, il compito di tenere aperta una porta in modo che le due famiglie non prendano direzioni inconciliabili spetterà al nuovo Papa. Ed è forse uno dei motivi che precluderà il soglio Petrino agli attuali porporati Usa.