Funerale di Papa Francesco, la lista di chi ci sarà. Roma il centro del mondo: le 170 delegazioni e i bilaterali a esequie concluse

Traslazione della salma di Papa Francesco nella Basilica di San Pietro - Roma - Città del Vaticano - Italia — Mercoledì 23 Aprile 2025 - Cronaca - (foto di Cecilia Fabiano/ LaPresse) nella foto : la salma di Papa Francesco arriva in piazza Transferring of the Pope Francis Coffin Sant Peter Basilica Rome- Vatican - Italy Wednesday , April 23, 2025 - News - (photo by Cecilia Fabiano/LaPresse) in the pic : the coffin of Pope Francis

Il più grande ritrovo di autorità politiche nella storia. Così la Cnn definiva i funerali di Giovanni Paolo II, celebrati l’8 aprile 2005. È assai probabile che dopodomani questo record venga superato dalle esequie di Papa Francesco. Un lusso che soltanto Roma può permettersi di avere. Un successo mediatico e diplomatico che sarà da spartirsi tra l’Urbe spirituale e quella secolare. Per questo, sulle spalle del governo Meloni ricade un impegno improvviso. Dopo i meeting con Trump e Vance, a Giorgia spetta l’incarico di dimostrare come Roma sia “the place to be”.

Chi ci sarà al funerale di Papa Francesco

A fianco del toto-Papa, infatti, sono già in corso le ipotesi sugli eventuali incontri, bilaterali informali, magari anche segreti – escluse le calcolate fughe di notizie – tra i tanti sovrani, Capi di Stato e di governo che si riuniranno di fronte a San Pietro. Al momento sono 170 le delegazioni che verranno anche “dalla fine del mondo” per assistere alla cerimonia. Una globalità di rappresentanze a dimostrare quanto il pontificato di Bergoglio fosse multipolare. Dagli Usa di Trump all’ex vicepresidente di Taiwan, Chen Chien-jen. Da Macron alla non confermata rappresentanza dell’Iran e forse anche della Cina. E poi Ursula von der Leyen, il presidente tedesco Steinmeier, con il cancelliere Scholz, ma non il subentrante Merz, le teste coronate cattoliche europee (Belgio e Spagna), il principe di Galles, e pure l’argentino Milei, nonostante i rapporti burrascosi e mai risolti con il Papa, e il brasiliano Lula… Perché i puntini di sospensione? Perché la lista è lunga e peraltro sarà completa solo venerdì sera. Ma soprattutto perché importa di più capire il motivo di un così diffuso interesse a una photo opportunity. Mai come oggi il mondo attraversa crisi per cui ogni momento va sfruttato per incontrarsi e tentarne una soluzione. La guerra in Ucraina (a proposito, ci sarà Zelensky, ma non Putin, vuoi anche perché “most wanted” dal Tribunale internazionale), il conflitto a Gaza e lo scontro commerciale degli Stati Uniti contro il resto del mondo sono solo alcuni dei dossier che fino alla mattina di Pasquetta godevano della prima pagina di tutti i quotidiani.

Gli incontri dopo il funerale di Papa Francesco

La scomparsa di Papa Francesco li ha messi all’angolo soltanto per poco. I suoi funerali, tuttavia, sono un’occasione per saggiare il terreno e tornare, nell’ufficialità della diplomazia, con delle proposte più concrete in mano. Per Macron, von der Leyen e Zelensky – insieme al premier inglese Starmer – è ghiotta l’opportunità di ritagliarsi anche solo pochi minuti per un vis à vis con il presidente Usa. Dazi e Ucraina sono due elementi destabilizzanti per tutto l’Occidente. Nei palazzi romani, a esequie concluse, questo problema può essere affrontato. Senza la luce dei riflettori che può scatenare i narcisismi di The Donald, bensì all’insegna di quella prudente capacità di tenere insieme le due sponde dell’Atlantico, compiuta proprio da Giorgia Meloni la scorsa settimana. Nella stessa linea vanno ipotizzati altri potenziali incontri. Israele, per via dello Shabbat, si limiterà a mandare un proprio ambasciatore. Ma è anche vero che la questione israelo-palestinese, con la memoria ancora vivida di un Papa tanto ambiguo sul tema, possa trovare uno sbocco proprio a Roma. Ben altre ipotesi – magari ottimistiche – si possono fare sulla presenza di altre delegazioni. Come spiegare altrimenti la presenza dei governi di Taiwan e Iran? Forse anche loro sperano, se non direttamente a Trump – sarebbe il massimo! – di stringere la mano a qualcuno che viene da Washington.

I rapporti sempre più tesi

Tornando all’Europa, per l’inquilino dell’Eliseo – inoltre – Le Figaro ricordava la necessità di rinforzare i legami con la Chiesa. Per quanto la Francia sia stata la nazione europea più visitata da Papa Francesco – Italia esclusa – i rapporti tra i due leader si erano fatti sempre più tesi. La cristianità francese – che non avrà in conclave la voce di Parigi – dev’essere recuperata dal mondo moderato e post gaullista macroniano, per evitare che diventi in tutto e per tutto territorio di caccia del Rassemblement National. Il mondo cristiano-popolare di von der Leyen in Europa e di Merz in Germania deve impegnarsi affinché la Chiesa rivolga di nuovo l’attenzione verso il vecchio continente. La guerra alle porte, le immigrazioni, i nazional-populismi, le questioni sociali che vanno dal lavoro a una transizione digitale che minaccia i pilastri della liberal-democrazia sono pericoli che la cristianità deve affrontare. Anche questo è un tema a misura di Meloni, no?