Fuoco amico su Matteo Salvini. Il segretario della Lega è stato duramente preso di mira dallo storico leader del Carroccio Umberto Bossi, quando il partito aveva ancora il ‘Nord’ nel nome. Un intervento a gamba tesa a pochi giorni dalla decisione di Salvini di rifondare la “Lega Salvini premier” e di commissariare invece gli organi della Lega Nord, di cui Bossi rimane presidente a vita.

L’atto di accusa di Bossi arriva dalle pagine di Repubblica, in una intervista concessa dalla sua abitazione di Gemonio, a Varese, a Gad Lerner. Lo storico leader della Lega Nord ha più volte ribadito la sua posizione contraria alla svolta nazionalista di Salvini: “Altro che prima gli italiani, per quello basta e avanza la destra nazionalista. Ora spero sia chiaro: se trasferisci la Lega al Sud, poi diventa più difficile chiedere il voto alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia”, rivela Bossi. “La gente si chiede: la Lega fa ancora gli interessi del Nord, sì o no? Basta fare due conti. Più della metà degli elettori italiani vive sopra il Po. Se perdiamo questi, è finita. La priorità è batterci per l’autonomia, e per raggiungerla l’esperienza insegna che serve mantenere anche buoni rapporti con la sinistra, più sensibile della destra a questo tema”, apre quindi il ‘Senatur’.

Bossi, che non era presente alla riunione durante cui è stato deciso il commissariamento, nell’intervista ha detto di conoscere il nuovo commissario Igor Iezzi solo di vista («È un ragazzo, questo il suo limite») e ha spiegato di aver aderito al gruppo “Lega per Salvini premier” in Senato “per forza di cose”, “ma una tessera nazionalista mica fa per me”.

Redazione

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