Era una copia del Salvator Mundi, realizzata a quanto ricostruito da un allievo di Leonardo da Vinci, e ispirata appunto al capolavoro del maestro battuta per 450 milioni di dollari. Per il furto di quella copia a Napoli, lo scorso inverno, sono state fermate sei persone, accusate di essere i presunti trafficanti d’arte che avrebbero rubato il celebre dipinto custodito presso la Basilica di San Domenico Maggiore a gennaio del 2016.

Destinatari dei decreti di fermo di indiziato di delitto sono Pasquale Ferrigno – collaboratore familiare del convento di San Domenico, in possesso di tutte le chiavi di accesso al museo -, Tommaso Boscaglia e Marco Fusaro, che Ferrigno avrebbe fatto entrare nella sala dov’era custodito il Salvator Mundi. Altri decreti anche a carico di Domenico De Rosa e Vincenzo Esposito e Antonio Mauro, che avrebbero ricevuto da Ferrigno e da Boscaglia e Fusaro il dipinto, poi consegnato a Silvio Vitagliano.

Per la Procura nella vicenda avrebbe giocato la sua parte anche la Camorra. Per la pm Giuseppina Loreto Maria Licciardi – detta “Zia Maia” o “A’peccerella”, “mamma Camorra” per gli affiliati, ritenuta tra i boss più pericolosi della camorra e al vertice dell’Alleanza di Secondigliano, arrestata lo scorso agosto a Roma – avrebbe fatto infatti da intermediaria nell’operazione. Accuse tutte da confermare in processo.

L’operazione, su delega del Procuratore della Repubblica, è stata eseguita in mattinata dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e la Squadra Mobile di Napoli, con la collaborazione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Napoli. L’accusa è ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa. Il dipinto, olio su tavola, venne rinvenuto il 16 gennaio 2021, dopo dopo che era stato trafugato dalla Basilica di San Domenico Maggiore. Un’opera, realizzata come si accennava da un discepolo nel secondo decennio del secolo XVI, ha un ingente valore storico e artistico. L’originale di Leonardo è stato battuto dalla casa d’asta Christie’s di New York per un valore di 450 milioni di dollari.

Quel discepolo era forse Girolamo Alibrandi. L’opera era scomparsa circa un mese prima del ritrovamento dalla Cappella Muscettola nella chiesa del Centro Storico. Avrebbe potuto fruttare almeno un milione di euro sul mercato illegale delle opere d’arte. La polizia di Stato recuperò il pezzo grazie alla soffiata di un confidente a Ponticelli. Se non fosse stato recuperato sarebbe partito per Dubai.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.