Gaetano Manfredi, il riformista gentile alla guida dell’ANCI. Appunti per il centrosinistra del futuro

Gaetano Manfredi è stato eletto Presidente dell’Anci. All’unanimità. E’ la prima volta che il Sindaco di Napoli scala il vertice dell’associazione dei comuni italiani. Un risultato non scontato, costruito con certosina pazienza nel corso degli ultimi mesi e coltivando una rete di relazioni trasversali che hanno consentito a Manfredi di essere non soltanto il candidato del cosiddetto “campo largo”, che aveva la maggioranza dei delegati in assemblea, ma anche un nome sul quale il centrodestra ha finito per far convergere i suoi voti in assemblea.

Si è molto parlato del “modello Napoli”, indicando con questo l’insieme delle forze che compongono la grande coalizione che lo sostiene al Comune, come esempio da seguire per la costruzione del fronte politico alternativo alla attuale maggioranza di Governo. All’ombra del Vesuvio, la terza città del paese, convivono infatti più o meno serenamente i partiti che hanno permesso a De Pascale e Proietti (tanto per restare nella stretta attualità) di vincere le regionali in Emilia e Umbria. A Napoli questo accade già dal 2021 e senza particolari liti. Com’è stato possibile? Una delle motivazioni va ricercata certamente nella capacità di Manfredi di fare ciò che Elly Schlein è chiamata a fare sul piano nazionale: fare sintesi e federare. Dato per acquisito il fatto che il PD, sebbene in crescita, debba per forza allargare il perimetro delle alleanze per giocarsi davvero la partita delle prossime elezioni politiche, si capisce che per giungere a questo obiettivo occorre una classe dirigente locale e nazionale all’altezza della sfida.

Manfredi ha dimostrato che il suo riformismo pragmatico riesce non solo ad unire questo campo, cosa che a Roma appare impossibile , ma anche a dialogare con efficacia con tutti i livelli istituzionali. Le parole di apprezzamento per lui hanno avuto pubblicamente sia la Presidente Meloni quando è venuta a Napoli per la firma del protocollo d’intesa su Bagnoli, che i Vice Premier Salvini in visita al nuovo terminal portuale del Beverello e Tajani (in più occasioni) rendono evidente il fatto che lo sforzo di Manfredi di riportare la città al centro dell’interesse nazionale viene da lontano. Si potrebbe dire, in sintesi, che si parte dal “Patto per Napoli” firmato con Mario Draghi e si arriva alla guida dell’Anci. Rappresentando una parte, quella del centrosinistra certo, ma senza essere mai di parte. Quella che per molti poteva rappresentare una debolezza per Manfredi “senza tessere di partito”, ha in realtà rappresentato un punto di forza. Un riformismo gentile, ma molto efficace.

Le prime parole del nuovo leader dell’ANCI sono state nette: “Sono fiero di rappresentare una comunità così bella e rappresentativa come quella dei Sindaci dei Comuni italiani. I Sindaci sono eletti e oggi in Italia essere eletti è diventata una rarità…”. Ecco. La forza degli amministratori locali, la loro esperienza e il loro legame con il territorio, rappresenta una risorsa interessante sia per il centrosinistra che per il centrodestra. Del resto, sarà un caso, ma questa mini tornata delle regionali indica esattamente questo: vincono i Sindaci che conosco i territori, le loro articolazioni, le loro esigenze e sanno declinare un programma chiaro e comprensibile da presentare ai cittadini. Senza gridare, senza mettere veti, senza insultare gli avversari interni ed esterni. Unendo, mediando. Insomma facendo politica. Quella che serve davvero al paese.