Stop al gas russo come nuova forma di sanzione per colpire Mosca. Il fronte si allarga, e non soltanto nei giornali: sempre più voci si schierano a favore, o non escludono un embargo a petrolio e gas russi. A giocare un ruolo fondamentale il massacro di Bucha, sobborgo di Kiev, dove dopo la ritirata dei russi sono stati trovati cadaveri ammassati per strada e nelle fosse comuni, finiti come in esecuzioni. “Quante Bucha servono prima di passare a un embargo completo su petrolio e gas russi? Il tempo è finito”, ha postato su Twitter il segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Pier Ferdinando Casini ha replicato: “You are right”. La pista non è esclusa il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, comunque più cauto sul punto.

Il Foglio nell’editoriale quotidiano del direttore Claudio Cerasa ha fatto un giro di pareri tra diversi esponenti dell’esecutivo. I ministri Franceschini, Guerini, Garavaglia, Patuanelli, Orlando, Gelmini, Carfagna. Tutti possibilisti, aperturisti, se non proprio a favore. Finora la decisione dell’embargo è stata presa soltanto dalla Lituania, all’interno dell’Unione Europea, e da Stati Uniti e Regno Unito. Proprio l’Italia (che dalla Russia riceve il 40% equivalente, 28-30 miliardi di metri cubi, dei suoi consumi annuali) è sempre stato con Germania e Austria tra i Paesi finora meno disponibili – perché più dipendenti – all’embargo. La ministra della Difesa di Berlino Christine Lambrecht ha però aperto ieri uno spiraglio da Berlino – di avviso opposto il ministro degli Esteri di Vienna Alexander Schallenberg.

Il punto chiaramente è: quali sarebbero le conseguenze, gli effetti, le ricadute – considerando anche il picco nelle bollette degli italiani negli ultimi mesi – di una decisione del genere?  A chiarire parte del quadro le dichiarazioni del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. “I primi mesi non sarebbero critici, perché abbiamo riserve non grandissime ma sufficienti ad affrontare i prossimi mesi, anche con la prossima stagione in arrivo”, ha detto a Radio24. “Dovremmo essere molto bravi ad accelerare invece gli stoccaggi, cioè la preparazione delle riserve per l’inverno ‘22-‘23”.

Palazzo Chigi al momento è comunque prudente. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi predilige muoversi in linea con l’Unione Europea. La settimana scorsa, in conferenza stampa, il premier aveva ammesso il paradosso: con l’acquisto di gas praticamente si finanzia l’esercito che ha invaso l’Ucraina. Si lavora sul doppio binario per diversificare le forniture e per porre un tetto massimo ai prezzi del metano. E agli stoccaggi, appunto. Il gas russo che arriva in Italia continua ad attraversare l’Ucraina e a entrare tramite il confine di Tarvisio. Dall’inizio della guerra sta trasportando volumi superiori alle medie dei giorni precedenti. Al giorno la Russia incassa 400 milioni al giorno per il suo gas. Il petrolio in arrivo da Mosca copre invece circa il 22 per cento del fabbisogno dei Paesi Ue.

Il problema con il gas è che rintracciabile in meno Paesi rispetto al petrolio. Francesco Starace, numero uno di Enel, al Financial Times, ha dichiarato che la strategia che dovrebbe intraprendere l’Italia viaggia sul binario della diversificazione e su quello delle infrastrutture. Ovvero rigassificatori (La Spezia, Livorno e Rovigo quelli attivi attualmente) in grado di trasformare il gas naturale liquefatto che viaggia via nave. Alla Snam (Società Nazionale Metanodotti) è stato dato mandato di acquistare una nave “rigassificatrice” che sarà ancorata probabilmente al largo di Piombino.

Entro il prossimo inverno arriveranno inoltre 15 miliardi di metri cubi di gas che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha assicurato all’Italia. Di Maio ha parlato della sua missione in Azerbaigian – per incassare due miliardi di metri cubi in più di gas -, la sesta in un mese “che riguarda il potenziamento delle partnership energetiche con altri Paesi”, come “uno dei tasselli fondamentali per riuscire a renderci indipendenti dai ricatti della Russia sul gas”. L’ad dell’ENI Claudio Descalzi ad Algeri ha trattato per un aumento dell’export di circa nove miliardi in più.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.