Gasparri all’attacco: “Rai da reinventare, Report chiamiamola Tele Hamas. Ascolti? Giletti sembra il conto alla rovescia”

MAURIZIO GASPARRI PRESIDENTE DEL GRUPPO FORZA ITALIA AL SENATO

Già ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Berlusconi, il senatore Maurizio Gasparri è capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama e segue con particolare attenzione i lavori della Commissione di vigilanza Rai.

Cosa saranno questi Stati Generali sul Servizio pubblico?
«Un momento di confronto che segue quasi la formula dei talk show. Facciano pure, poi le leggi si fanno in Parlamento. Noi diamo un contributo di idee, come sempre».

Quali riforme proporrete, in Commissione?
«Ci interessano i contenuti, a partire dalla destrutturazione dell’inganno del Pd. La nostra proposta non riguarda solo l’assetto della Rai che non deve essere condizionato dal governo come hanno fatto loro con la proposta Renzi, a cui ci siamo sempre opposti: vogliamo ribadire la centralità del Parlamento, come dicono le sentenze della Corte Costituzionale dal 1974 ad oggi».

Come si articolerà la proposta di cui è primo firmatario?
«Dobbiamo guardare all’evoluzione del sistema dei media e delle comunicazioni, tagliando le unghie ai potentati della Rete che entrano nella televisione, nei giornali e nella pubblicità e pagano poche tasse. Dobbiamo garantire equilibrio, tutelare la creatività, il lavoro dei giornalisti, delle televisioni, le opere italiane. E la nostra proposta mira a regolamentare l’intero sistema delle comunicazioni. Senza dimenticare i giornali ai quali vogliamo dare attenzione, raccogliendo anche le proposte venute dal sottosegretario Barachini, creando un fondo per i media tradizionali. Compresi i giornali».

Volete rimettere la governance di viale Mazzini sotto al controllo del Parlamento, sottraendola al governo?
«Sì, lo chiediamo da tempo, non c’è un riferimento diretto a questo vertice Rai. Era stata presentata già nella scorsa legislatura. Adesso affiancheremo a quel testo uno più organico, dove vogliamo mettere mano a quello che è oggi il panorama della comunicazione, segnato dai giganti della rete».

Riuscire a riordinare l’ecosistema dell’informazione non è facile, quando si parla anche di loro…
«Però noi ci proviamo: il gruppo di Forza Italia presenterà emendamenti sulla web tax nella legge di bilancio. La global minimum tax è la tassa sui giganti della rete, che l’Europa non applica. L’Italia l’ha anticipata, ma adesso, a causa di una stesura sbagliata, la web tax colpisce i più piccoli, come il sito di un’agenzia o di una televisione locale. Noi dobbiamo far pagare la web tax ai colossi come Bezos, Musk, a Google, X ed altri. La web tax deve essere concentrata sui colossi, che devono pagare».

Settant’anni di affidamento pubblico alla Rai. Perché sempre e solo alla Rai, adesso che il mondo dell’informazione televisiva è molto più composito?
«Perché la Rai ha una storia, una tradizione, una articolazione di presidio anche regionale. Perché è la prima azienda culturale d’Europa… Per mille ragioni. Poi c’è chi dice che bisogna fare una gara, per affidare il servizio pubblico».

Non sarebbe male come idea, aprirsi al mercato.
«Pensi alle polemiche se si aggiudicasse il servizio pubblico, mediante gara, Mediaset o anche La7 di Urbano Cairo. Scoppierebbero mille diatribe, mille ricorsi. Non ho dubbi sul fatto che il servizio pubblico debba rimanere alla Rai, poi certo che deve cambiare, e può solo migliorare…»

Anche come ascolti, dice?
«Direi proprio di sì. Giletti sembra il conto alla rovescia di Cape Canaveral: 5, 4, 3 per cento… E tanti altri programmi che è inutile stare a citare. In tanti dovrebbero farsi una domanda e darsi una risposta. Spero che alcuni di quei personaggi rinuncino ai compensi: se uno fa un flop di ascolti chiede scusa e si dimette».

La Lega chiede di tagliare il canone. Forza Italia non è d’accordo, perché?
«È una cosa che non mi appassiona. L’anno scorso è stato ridotto il canone, poi la Rai ha fatto presente di avere l’esigenza di coprire 400 milioni e per compensare le sono stati dati con un’altra voce di spesa. Sono partite di giro. Se uno da una parte li leva e dall’altra glieli da, sempre prendendoli dalle tasse, si finisce per fare una piccola recita che non serve a nessuno».

C’è un vicedirettore Rai che sembra inamovibile, Sigfrido Ranucci. Manda in onda servizi sulla campagna elettorale il giorno delle elezioni, poi se la prende con Israele parlando delle ragioni profonde del 7 ottobre…
«Ho presentato un esposto per la violazione del silenzio elettorale e voglio vedere cosa risponde Agcom. Se dicono che era tutto a posto, il giorno del silenzio elettorale in Umbria e in Emilia-Romagna faccio due comizi anche io. Poi c’è stato quell’attacco anti-israeliano vergognoso. Ho visto che l’UCEI e l’Ambasciata di Israele hanno protestato. Ho parlato con gli uni e con gli altri, hanno ragione: Ranucci ha usato toni antisemiti. Noi abbiamo Tele Hamas, altro che Tele Meloni».