Il Napoli doveva trovare il suo veleno. Per aggredire, sbranare, lacerare partite e avversari. E quindi dentro Gattuso, fuori Ancelotti. Succedeva a dicembre 2019 ma se ne parla oggi, se ne parla ancora, in pieno psicodramma Napoli: è il passato all’ordine del giorno. Un passato perfino più passato di Carlo Ancelotti che doveva puntare allo Scudetto e finiva invece la sua parentesi napoletana per via di una cronica incostanza di risultati – ma con una qualificazione agli ottavi di Champions League. Gattuso, dunque, doveva essere l’antidoto alla spossatezza di giocatori ammutinati, disuniti, impantanati. Dopo la sconfitta con l’Hellas Verona – 3 a 1, al Bentegodi – trapelano voci di un gruppo depresso. Che doveva avvelenare ed è finito avvelenato. I tifosi intossicati. Immancabile l’hashtag: #Gattusoout.

Che a essere onesti, con questo Verona accanito e pressante, che ha fatto risultato e messo in difficoltà tutte le big, la sconfitta non sarebbe stata di per sé uno scandalo. Colpisce però l’astenia in campo degli azzurri, le disattenzioni, e soprattutto uno stato confusionale: quello che fa entrare in campo Osimhen e Mertens palesemente fuori forma, forse ancora mezzo infortunati, per rimontare; quello di Politano e Lozano costretti a scambiarsi di fascia almeno due volte in meno di mezz’ora. E poi la pigrizia della difesa, o della fase difensiva. Altro che veleno.

Foto Alfredo Falcone – LaPresse
17/06/2020 Roma ( Italia)
Sport Calcio
Juventus – Napoli
Fiinale Coppa Italia Coca Cola 2019 2020 – Stadio Olimpico di Roma
Nella foto:Gattuso con la Coppa Italia
Photo Alfredo Falcone – LaPresse
17/06/2020 Roma (Italy)
Sport Soccer
Juventus – Napoli
Italian coca cola cup final Match 2019 2020 – Olimpico Stadium of Roma
In the pic:Gattuso with the Italian Cup

Un vocabolario bestiale, quello di Gattuso: di veleno, di post-partita a leccarsi le ferite, di pericoli da annusare nelle fasi calde della gara. Un atteggiamento visto a targhe alterne. Aveva annunciato un’idea: voleva palleggiare, si sono sprecati i paragoni con Sarri. Si era assunto le sue responsabilità quando un’uscita da dietro forzata da Ospina era costata 3 punti contro la Lazio. Ha cambiato idea, moduli (per quello che valgono), atteggiamento. “Catenaccio”, si sono indignati, ma ha ottenuto i suoi risultati: niente quarto posto – e niente qualificazione in Champions League – ma ha vinto la Coppa Italia contro la Juventus. All’inizio della nuova stagione ha cambiato ancora, in virtù anche di una campagna acquisti senza precedenti.

Da gennaio 2020 a gennaio 2021 a Napoli sono arrivati Lobotka, Demme, Politano, Bakayoko, Rrahmani, Osimhen, Petagna. Gattuso ha potuto sfruttare una rosa forse mai così forte e assortita. Non abbastanza però: è salito su un’altalena di vittorie spettacolari e sconfitte disastrose. Ha perso una finale di Supercoppa con la Juventus per episodi, e comunque è stato messo alla berlina per la troppa remissività della squadra. Ha tradito la stabilità (da ieri il Napoli non ha più la difesa meno battuta del campionato). Non serviva soltanto il veleno: non è solo muscoli e sangue e merda il pallone. Il Napoli non ha mai raggiunto una coerenza, una maturità, una costanza tecnica e mentale – il finale con l’Inter è stato indicativo -, non ha capito cosa vuole fare da grande.

Foto Alessandro Garofalo/LaPresse
06 gennaio 2021 Napoli, Italia
sport calcio
Napoli vs Spezia – Campionato di calcio Serie A TIM 2020/2021 – stadio Diego Armando Maradona
Nella foto: Gennaro Gattuso allenatore Napoli delusione dopo il gol di Tommaso Pobega Spezia
Photo Alessandro Garofalo/LaPresse
January 06, 2021 Naples, Italy
sport soccer
Napoli vs Spezia – Italian Football Championship League A TIM 2020/2021 – Diego Armando Maradona stadium.
In the pic: Gennaro Gattuso allenatore Napoli dispone for goal Tommaso Pobega Spezia

A questo punto della stagione più aperta della Serie A degli ultimi anni è sesto, a 9 punti dalla vetta, 2 dal quarto posto. C’è ancora tutto il girone di ritorno ma sembra già un’occasione persa. Il treno è passato. E si parla di un ritorno di Rafa Benitez, perfino di Walter Mazzarri, soprattutto di Maurizio Sarri. L’unico veleno della società di Aurelio de Laurentiis sono i 91 punti e il sarrismo dell’allenatore toscano, a libro paga della Juventus dopo l’esonero, protagonista di tre anni indimenticabili e irripetibili. Un dogma riverberato nei senatori, nei “responsabili” di quel governo, alcuni indicati come i capi dell’ammutinamento costato la panchina ad Ancelotti.

Un dogma troppo forte, qualcosa che non muore, e che torna sempre, come torna la nostalgia mentre a mancare è un progetto, un’idea del Napoli, del futuro, di obiettivi e di una pianificazione che resta nebulosa. Gattuso si è preso come sempre le sue responsabilità – nessuna notizia dal Presidente De Laurentiis e dal direttore sportivo Giuntoli – e ha tolto ogni dubbio: “Dobbiamo tornare in Champions, ma con queste prestazioni è difficile”. Quarto posto al massimo, altro che Scudetto. L’ex campione del mondo è solo sul banco degli imputati – dove prima si sprecavano titoli su Ringhio Star, su San Gennaro, sull’Uomodelsud orgoglioso del Sud e di allenare la squadra più forte del Sud, sul motivatore, è tutto un invito alle dimissioni – passa come l’unico responsabile anche se non può esserlo, e lo sa lui e lo sanno tutti. E intanto butta il veleno: “Non è che vai al supermercato e lo compri a 10 euro. Il veleno è una parola complessa, non è che nominandola entra dentro ai calciatori”.

Antonio Lamorte

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