Sono almeno 17 i morti dopo l’attacco aereo israeliano contro la chiesa ortodossa di San Porfirio a Gaza. A riferirlo è Caritas Internationals, che sottolinea come si stia ancora scavando tra le macerie per cercare di salvare altre persone. A essere colpita dal bombardamento è stata una sala adiacente alla chiesa, in cui avevano cercato riparo 83 persone. Ci sono anche decine di feriti.
Le vittime della Caritas
La Caritas ha anche confermato l’identità di alcune vittime, tra cui Viola – una tecnica di laboratorio della Caritas Gerusalemme, una ragazza di 26 anni, – insieme al suo bambino e al marito. Morta anche la sorella di Viola e i suoi due figli.
“La chiesa non era solo un luogo di culto ma anche un centro di soccorso che forniva cibo, vestiti e assistenza medica agli sfollati e ad altri gruppi vulnerabili. Come Caritas Gerusalemme esprimiamo il nostro dolore e la nostra indignazione per la tragedia che ha colpito queste persone innocenti”, ha reso noto la Caritas.
L’ammissione dell’esercito israeliano
L’esercito israeliano ha ammesso di “aver colpito un muro vicino” alla chiesa durante un attacco aereo. L’aviazione israeliana stava conducendo raid contro “un centro di comando e controllo dell’organizzazione terroristica Hamas usato nel lancio di razzi e colpi di mortaio”. A dirlo è stato il portavoce militare Daniel Hagari. “Sappiamo che ci sono state delle vittime e stiamo esaminando l’incidente“, ha aggiunto, ribadendo che “Hamas colloca di proposito le sue postazioni in aree civili usate dai residenti della Striscia di Gaza”.