Finora non era intervenuto per parlare dell’addio ad Azione di Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, ma anche di Giusy Versace. Oggi il leader del partito Carlo Calenda lo fa, fornendo la sua versione dei fatti. Ma a commentare sono anche gli altri due luogotenenti dell’ex ministro, Elena Bonetti ed Ettore Rosato, mentre Gelmini e Carfagna hanno rilasciato altre interviste. Insomma, un concentrato di giustificazioni, punti di vista, attacchi e frecciate incrociate tra gli ormai ex compagni azionisti.

Gelmini e Carfagna lasciano Azione “per cercare posti”

Ad Agorà su Rai 3, Calenda dice la sua: “Ciò che è grave non è lasciare il partito, perché se uno non ci sta bene non ci deve stare, è farlo a metà della legislatura per avere dei posti passando dall’opposizione a votare con il governo, perché è una cosa che gli elettori e i cittadini non capiscono”. L’amarezza di Calenda è palpabile, specie per l’addio di Gelmini e Carfagna, accolte in Azione dopo la loro uscita da Forza Italia. “Noi abbiamo cercato di fare dell’etica dei comportamenti uno dei nostri punti di forza”. “Sono deluso abbiamo aperto a Mara e Mariastella quando con coraggio si erano dissociate da Silvio Berlusconi. Tuttavia i comportanti sono rimasti gli stessi, un modo di fare politica a cui erano abituate” ha sottolineato. “Quando il Terzo Polo si è rotto la situazione si è fatta più difficile, poi abbiamo letto sui giornali dei loro contatti per rientrare nel centrodestra e poi io ho detto ‘basta, fate chiarezza’”, ha raccontato ancora Calenda.

Le motivazioni che hanno addotto Carfagna, Gelmini, ma anche Costa e Versace, ovvero l’avvicinamento e l’ingresso nel campo largo, sono “risibili” per il leader azionista. “Non è cambiato niente nel partito, Azione rimane dov’è, dobbiamo fare un percorso lungo fino alla fine della legislatura fatto di ciò che ha contraddistinto Azione, cioè se c’è una proposta giusta Azione la vota. Credo dobbiamo continuare a farlo e rilanciarlo. Bisogna radicare ancora di più il partito, ma noi siamo un partito che ha nel centro il luogo delle soluzioni“.

La versione di Gelmini

Dal Corriere della Sera, in un’intervista, Gelmini invece spiega la sua versione: “Ho vissuto con disagio ogni posizione del partito in direzione del campo largo. In tre Regioni su tre l’alleanza con Pd, sinistra radicale e Cinque Stelle. Di fronte a questo, non potevo far finta di nulla. La mia storia parla per me”. E cioé? “Non sono di sinistra, non ho alcuna intenzione di diventarlo ora e la decisione di sostenere Orlando in Liguria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. “In Liguria c’è un sindaco come Bucci che è il sindaco del ponte Morandi, che viene da una storia d’impresa e dice sì alle grandi opere. Non avrei avuto dubbi tra Bucci e Orlando, nulla di personale con lui, ma il campo largo non mi appartiene” ha aggiunto l’ex ministra.

Poi una lavata di mani sul mancato percorso comune al centro e la sua spiegazione secondo cui l’alleanza con il campo largo in tre regioni significhi di fatto entrare nella coalizione di sinistra: “Il fallimento del Terzo polo, di cui non mi sento responsabile ha reso più difficile il consolidamento del centro come entità autonoma, ma la mia metà campo non può essere quella della sinistra radicale e del populismo a cinque stelle. Non si può considerare questa scelta come locale, ma una scelta che prefigura un posizionamento nazionale“. Gelmini infine passa al tentativo di accreditarsi di nuovo nel centrodestra: “Sono cattolica e moderata e porterò avanti le mie battaglie. In questi due anni ho sempre fatto un’opposizione costruttiva, non ideologica, votando anche alcuni provvedimenti del governo che ho condiviso come l’autonomia, la delega fiscale o la giustizia. Continuerò quindi a entrare nel merito delle proposte”. Non ha ancora idea sulla futura collocazione politica, o meglio partitica, perché da parte di Forza Italia e Antonio Tajani ha trovato una porta sbarrata. Da qui l’avvicinamento a Noi Moderati: “Lupi ha fatto dichiarazioni condivisibili sulla necessità di rafforzare l’area centrista dello schieramento di governo. Non ho preso alcuna decisione. Vedremo”.

La dura reazione di Rosato: “Non hanno voti”

A prendere posizione oggi con un’intervista c’è anche Ettore Rosato. Il vice segretario di Azione a Il Foglio è più duro di Calenda e si lascia andare a stoccate più profonde: “Eravamo quattro gatti, ora siamo tre gatti. Ma alla Camera superiamo comunque Italia viva“, dice Rosato, sottolineando una competizione che ormai sembra avere poco senso. “Secondo lei Gelmini e Carfagna, persone rispettabilissime e di grande valore, hanno voti su i territori? Secondo lei il voto di opinione di Calenda sarà scalfito?”, domanda in maniera retorica Rosato all’intervistatore. “Se avessero avuto voti Carfagna e Gelmini si sarebbero candidate alle europee, non crede? Non mi sembra che se ne siano andati amministratori dei territori. E’ una manovra di palazzo legittima, ma tale”, aggiunge.

Rosato, insieme a Calenda, studia le prossime mosse del partito: “Ma si va avanti, stiamo studiando un grande rilancio di Azione. Dobbiamo rilanciare l’azione politica, vedrete”. E a chi gli chiede se anche lui è in procinto di lasciare Azione: “Ma no, dove vado io? Non ho l’ansia di farmi rieleggere in Parlamento la prossima volta. Io resto qui”. Per Rosato, quindi, l’uscita di Gelmini, Carfagna e gli altri motivata dall’appoggio a Orlando in Liguria è solo una scusa: “Secondo lei se avessimo preso il 6% alle europee, Costa, Gelmini, Versace e Carfagna ne sarebbero andati?”.

Bonetti: continuerò a fare politica di centro, Gelmini e Carfagna no

Anche Elena Bonetti è rimasta in Azione e da dentro il partito, sulle pagine di Repubblica, attacca chi è uscito: “Io continuerò a fare una politica di centro mentre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna nei fatti no: faranno la politica della destra”. “Chi è andato via ha fatto le sue valutazioni e quindi le sue scelte. Le rispetto, ma non le condivido, e così tutta Azione. È falso che Azione abbia deciso di stare nel centrosinistra, basta ascoltare le parole di Calenda e bastano gli atti in Parlamento. Siamo all’opposizione, non siamo però nel campo largo perché non crediamo in quella proposta politica” ha aggiunto l’ex ministra renziana. Per poi spiegare la strategia di Azione alle Regionali: “Appoggiamo gli amministratori che i nostri territori scelgono come migliore agenda riformista e più utile. Quindi abbiamo sostenuto Bardi in Basilicata, che era di destra, appoggeremo Michele De Pascale del Pd in Emilia Romagna”.

Proprio come Orlando in Liguria, “anche lui scelto dai nostri livelli territoriali. Non c’è alcun abbraccio a sinistra né a destra. Una politica centrista non si svende per essere subalterna all’una o all’altra parte. Questo è il centro e io trovo desolante subordinarsi a populisti e sovranisti“. “Quando qualcuno va via dispiace sempre, ma abbiamo una base che crede nel nostro progetto e lo vuole realizzare. Renzi? Siamo gli unici a restare dove ci hanno messo gli elettori. Italia Viva pensa che il centro per esistere deve stare a sinistra. Ho letto in queste ore i plausi di Forza Italia e Noi Moderati che sostengono di essere loro il vero centro. E intanto il loro centrismo come il loro garantismo s’arrestano davanti a un bambino piccolo in carcere con sua madre e al tradimento dello Ius scholae” conclude Bonetti.

Redazione

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