“L’ordinanza del Tribunale civile di Roma sulla qualifica di genitore nella carta di identità elettronica risale al 9 settembre 2022 e non è stata impugnata dal ministero dell’Interno. La decisione sarà esaminata dal governo con particolare attenzione perché presenta evidenti problemi di esecuzione e mette a rischio il sistema di identificazione personale“. E’ quanto affermano fonti di palazzo Chigi dopo la notizia della vittoria di due madri contro la norma Salvini e che, grazie a un ricorso al Tribunale, adesso sulla carta d’identità elettronica della loro bambina “dovrà comparire la scritta neutra genitore” e non “padre” o “madre”
Il riferimento è al decreto del gennaio 2019 dell’allora ministro dell’Intero Matteo Salvini che aveva imposto alle coppie omosessuali di identificarsi come “padre” e “madre”: e quel decreto lo aveva voluto nonostante i pareri opposti del garante della privacy e dei comuni.
Il provvedimento del Tribunale Civile capitolino arriva dopo una causa intentata da una coppia arcobaleno, due mamme (quella legale e quella adottiva) di una bimba. “La dicitura che dovrà comparire sulla carta di identità della bambina dovrà essere neutra: ‘genitore'” anzichè madre e padre: è quanto cristallizza il giudice civile dopo il ricorso presentato dalle due madri che hanno deciso di intraprendere l’iter giudiziario contro il decreto del 31 gennaio del 2019, firmato dall’allora titolare del Viminale Salvini, che impone sul documento di riconoscimento la dicitura “padre” e “madre”.
“Una sentenza del Tribunale di Roma rende giustizia alle famiglie arcobaleno, rispettando diritti e dignita’ delle persone. Ed ecco subito i sepolcri imbiancati e gli oscurantisti che albergano ora a Palazzo Chigi mettono le mani avanti.” Lo dice il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Lascino perdere le loro crociate ideologiche – conclude il parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra – e pensino piuttosto ai problemi veri del Paese a cui non riescono a dare risposte
Salvini, oggi vice premier e ministro ora delle Infrastrutture, ha commentato così la decisione dei giudici: “Illegali o discriminanti le parole Mamma e Papà?, le parole più belle del mondo. Non ho parole, ma davvero”.
Il decreto dell’allora ministro dell’Interno Salvini agiva proprio sulle carte d’identità rilasciate ai minorenni. Sui campi previsti per le persone responsabili della potestà genitoriale doveva apparire la dicitura “padre” o “madre” anche nei casi di famiglie omogenitoriali. Il ricorso delle due mamme era stato portato avanti dalle associazioni Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno, attive fin dal 31 gennaio 2019 per contrastare la norma del segretario della Lega.
L’adozione del provvedimento andava contro le indicazioni del Garante della privacy e della Conferenza Stato-Città. La modifica annunciata in Parlamento dall’ex ministra dell’Interno Luciana Lamorgese non era mai stata portata avanti. L’ordinanza precisa che “discutendosi, nella fattispecie, del rilascio della Carte d’Identità Elettronica valida per l’espatrio, la falsa rappresentazione del ruolo parentale di una delle due genitrici, in evidente contrasto con la sua identità sessuale e di genere, comporta conseguenze (almeno potenziali) rilevanti sia sul piano del rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione, sia sul piano della necessaria applicazione del diritto primario e derivato dell’Unione europea”.