Gennaro Ramondino giustiziato e bruciato a 20 anni a Napoli: la faida di Pianura, il papà pusher e il clan odiato anche da chi gli ha lasciato l’eredità

A 20 anni è stato ucciso con almeno tre colpi d’arma da fuoco, poi portato in un terreno in contrada Pisani a Pianura, periferia occidentale di Napoli, e dato alle fiamme insieme alle sterpaglie presenti nella campagna di via Torre Poerio. Un omicidio barbaro quello avvenuto tra la notte di sabato 31 agosto e quella di domenica primo settembre nel capoluogo partenopeo. Il cadavere è stato scoperto dai vigili del fuoco intervenuti per domare il rogo.

La vittima si chiamava Gennaro Ramondino, residente a Fuorigrotta ma frequentava Pianura. Genitori separati, aveva un precedente per lesioni e una parentela che in determinati ambienti può valere una condanna a morte: il papà sarebbe contiguo alla malavita di via Napoli, oggi guidata da Massimo Santagada, 26 anni, arrestato meno di un mese fa insieme a due fedelissimi dopo un agguato fallito nel maggio scorso.

Chi ha ucciso Ramondino?

Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, guidata dal primo dirigente Giovanni Leuci. Sarà l’autopsia a fornire ulteriori dettagli agli investigatori. Il cadavere, quasi irriconoscibile, è stato identificato dopo ore. Ramondino potrebbe essere stato raggiunto da più di tre colpi d’arma da fuoco. Non si esclude che l’omicidio possa essere avvenuto in un’altra zona, con il corpo poi scaricato nella campagna pianurese e dato alle fiamme con il chiaro intento di renderlo irriconoscibile.

Ucciso come Andrea Covelli

Un omicidio che ricorda le modalità barbare utilizzate, sempre a Pianura, due anni fa, quando a luglio sparì per tre giorni Andrea Covelli, poi ritrovato cadavere e semicarbonizzato nella Selva del quartiere napoletano. Ancora oggi non è stata fatta piena luce sulla morte di un giovane di 26 anni ritenuto non contiguo a nessun clan ma con il fratello che ‘vantava’ un passato da pusher per una delle due fazioni in guerra.

Le antenne degli investigatori si concentrarono all’epoca sul clan Esposito-Marsicano-Calone di via Napoli, in contrasto con il Perfetto-Carillo di via Torricelli. Settimane dopo l’omicidio Covelli seguì il blitz che smantellò le due organizzazioni che per oltre un anno, indisturbate, avevano seminato il panico nel quartiere.

Omicidio Ramondino, le nuove leve e le relazioni precarie

A raccogliere l’eredità di “quelli” di via Napoli sarebbe stato Massimo Santagada, avviando una fiorente attività di spaccio che ha creato non pochi contrasti anche all’interno del clan Esposito-Marsicano. A far degenerare la situazione, nei mesi scorsi, anche vicende sentimentali con una nuova relazione tra un esponente di spicco del nuovo gruppo e una donna, fino a poco tempo fa legata a un affiliato del vecchio clan egemone nella zona.

Dunque oltre che con le nuove leve dei Carillo-Perfetto (che a loro volta erano i reduci dello storico clan Pesce-Marfella), il gruppo Santagada, cui papà Ramondino (attualmente libero) sarebbe contiguo aveva contrasti sia nella sua stessa zona di competenza (via Napoli) che con il gruppo guidato da Antonio Lago, figlio dello storico boss di Pianura, sopravvissuto ad un agguato giusto un anno fa.

Le indagini e le ipotesi

E in questo quadro criminale che si concentrano le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura di Napoli guidata da Nicola Gratteri. Al momento nessuna ipotesi è esclusa ma Ramondino, così come Covelli e come prima ancora Tonino Zarra ( a tre anni dall’omicidio ancora nessuna svolta), potrebbe essere l’ennesima giovane del quartiere ad aver pagato con la vita un affronto, una parentela scomoda o alcune cattive frequentazioni che spesso equivalgono ad una condanna a morte da parte del clan rivale.