Basta inoltrarsi nel centro storico, a Genova, nei caruggi tanto cari a Fabrizio De Andrè (“nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”), per capire quanto sia forte da queste parti la cultura della parsimonia. E non riguarda solo il capoluogo, la Superba, ma un po’ tutta la Regione, con quelle insenature che ovunque sembrano strappate con le unghie e con i denti. Per dire che stupisce che proprio a Genova, la Procura si sia decisa ad usare una dose da ‘cavallo’ per stremare il ‘paziente’. Evidentemente oltre due mesi di arresti domiciliari non bastavano. Serviva il raddoppio, le nuove ordinanze cautelari scattate ieri. D’altra parte il ‘paziente’, ovvero il Governatore Giovanni Toti, si ostina a difendersi ed a proclamare la propria innocenza. Quando sarebbe molto più facile, dimettersi dall’incarico, riacquistare la libertà di uscire dalla villa di Ameglia (paese al confine meridionale, dove la Liguria inizia a diventare un po’ Toscana) e tanti saluti a tutti.

Ed allora via libera alle nuove contestazioni: illecito finanziamento ai partiti e spot elettorali pagati ‘surretiziamente’ dall’Esselunga. È la gip Paola Faggioni, che prende la briga di spiegare questo ‘spreco’ e di rimettere così le dita nella b: “È evidente la permanenza e attualità del pericolo che l’indagato possa reiterare analoghe condotte, tenuto conto anche del fatto che nel 2025 sono calendarizzate le elezioni regionali e che la campagna per la raccolta fondi è già iniziata”. Ma non basta: l’ordinanza consegnata ieri di fatto entra nell’agenda del Presidente, che oggi avrebbe dovuto incontrare il ministro Salvini, ed invece alle 13 sarà nuovamente interrogato dai giudici. Insomma un accanimento che si spiega con le mancate dimissioni del Presidente Toti. Lo dice, o meglio lo fa capire il suo avvocato difensore Stefano Savi: “la nuova misura cautelare non modifica lo stato di fatto e di diritto relativo all’inchiesta”.

Così per fare le cose in grande, da Roma sono arrivati i rinforzi. Ovvero Elly Schlein, Giuseppe Conte e gli inseparabili Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli, in pratica il dodicesimo uomo in campo. “Liguria, diritto al futuro”, il titolo scelto dal campo largo per rafforzare la pressante richiesta della Procura: Toti si deve dimettere, ed in fondo chi se ne importa se per anni, lo stesso centro sinistra, ha predicato che la politica non può cavalcare la magistratura. Dipende dove lo fa: a Bari ed in Puglia è bene non strumentalizzare le inchieste, a Genova ed in Liguria, è meritorio farlo. Anche perché il ‘paziente’ in questione è un osso duro, due volte vittorioso, contro Raffaella Paita (allora candidata Pd) nel 2015, e contro Ferruccio Sansa (una specie di Marco Travaglio al pesto) nel 2020, oltre ad avere colonizzato tutta la regione, con sindaci ad immagine e somiglianza, da La Spezia ad Imperia. In pratica una sorta di ‘Totistan’, come ironizzavano i detrattori.

Anche la location del sit in del campo largo è scelta con cura: un palco in piazza Ducale, alle spalle del salotto buono di Genova, Piazza De Ferrari, dove si affaccia anche il Palazzo della Regione Liguria. Una metafora, in puro stile Elly Schlein: “Toti stiamo arrivando anche a casa tua”. Un’emozione che il consigliere regionale, già giornalista del Fatto Quotidiano e di Repubblica, il solito Sansa, descrive così: “Dobbiamo essere felici ed orgogliosi. Abbiamo portato tutti a Genova”. A fare da padrone di casa in piazza il leader del M5S: “Il punto è che la Liguria non può aspettare”. Ancora più diretta la segretaria del Pd: “La regione non merita di stare ai domiciliari con il suo Presidente”.

Non erano in piazza con il campo largo Più Europa (“non si sposta lo scontro politico sul terreno giudiziario” dice Riccardo Magi), Azione ed Italia Viva. Intanto nella Capitale, oltre alla mobilità dei quattro tenori sbarcati a Genova, dopo l’incredulità del guardasigilli Nordio, si muove il Csm, che ha autorizzato l’apertura della pratica sulla vicenda ligure. Se ne occuperanno la prima commissione del Csm ed il Procuratore della Corte di Cassazione per la valutazione di un eventuale provvedimento disciplinare, nei confronti dei giudici del Tribunale del Riesame. Nel frattempo, tornando nei caruggi si consuma anche un piccolo ‘dramma’ privato: Elly Schlein vorrebbe che si candidasse alla successione di Toti lo spezzino Andrea Orlando (già guardasigilli), finirà con la scelta di uno dei tanti civici formatosi nella ‘cantera’ di don Andrea Gallo.

Aldo Rosati

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