Esclusiva internazionale sui primi giorni delle proteste
George Floyd: analisi rivolta social. Trump resiste ad Anonymous, Obama oscura Biden
L’America sull’orlo di una guerra civile dopo l’assassinio dell’afroamericano George Floyd da parte di un poliziotto nella città di Minneapolis. Un episodio di violenza gratuita, misto ad un abuso di potere commesso da un appartenente alle forze dell’ordine, che si aggiunge ad altri avvenuti in precedenza e già resi virali in rete, che rendono gli episodi di violenza razziale da parte delle forze di polizia americana molto frequenti e da sempre.
Quello che ha fato scoppiare la violenza è stato il fatto che la Polizia di Minneapolis non ha provveduto ad arrestare il collega assassino ed invece ha emesso una perizia medica che confutava l’omicidio in favore di un malore. Tutto questo sarebbe andato avanti molto probabilmente con questo copione se non fosse stato per una giovane 17 enne che ha ripreso la scena ed il momento del delitto.
Ne è derivato che le città americane sono state messe a ferro e fuoco, anche per rispondere ad alcuni tweet al vetriolo di Donald Trump dove minacciava di rispondere “sparando” per ripristinare il codice hollywoodiano del “Law e Order”. Il tutto nasce anche dall’impreparazione del sindaco di Minneapolis che non è riuscito a sedare in tempo le proteste proprio su un auspicio pubblico dello stesso Trump intervenuto con le maniere forti dopo aver apostrofato il sindaco come “cretino”.
La popolazione afroamericana, unita al gruppo ANTIFA, che precisiamo non essere traducibile in italiano banalmente come “antifascisti”, e addirittura in sinergia con i bianchi dell’estrema destra hanno disseminato incendi, devastazioni e saccheggi, con annesse violenze nei confronti di poveri malcapitati, e la risposta della Polizia dove ci sono stati veri e propri atti criminali è stata quella del pugno duro.
Nella rete, invece, le immagini che hanno caratterizzato i primi cinque giorni della primavera Statunitense sono state quelle delle azioni energiche e in alcuni casi borderline della polizia che ha anche arrestato dei giornalisti. Mentre sui social era un continuo reportage degli eventi in diretta, è subentrata la mano di Anonymous che ha messo carne sul fuoco pubblicando documenti riservati di Trump, come numeri di telefono e procedimenti penali che riguardano un processo in cui è coinvolto con Epstein per abuso su minori. Il collettivo di hacker ha anche sabotato le comunicazioni della polizia ed ha pubblicato delle liste di dati sensibili di molti agenti. Sulle pubblicazioni, però, è arrivata la smentita del cacciatore di malware più famoso al mondo Troy Hunt che ha dichiarato di essere già in possesso dei database pubblicati da Anonymous avendoli pubblicati molto tempo prima. Per quanto riguarda le vicende di pedofilia, la notizia su Trump c’è, seppur distorta, come per l’occasione è stato omesso il nome di Bill Clinton che figura, secondo gli atti giudiziari, nella cerchia del ricco predatore sessuale di minori suicidatosi in carcere dopo l’arresto.
Per analizzare la piazza social, il data journalist Livio Varriale ha eseguito una ricerca dei tweets dal 25 maggio al 1 giugno della parola “George Floyd” su scala mondiale ed è stata effettuata una analisi su 2.277.013 tweets che hanno ottenuto la cifra impressionante di 211.663.439 mi piace, 6.143.420 retweets e 57.657.596 di commenti.
TOP TWEETS GLOBAL
La classifica dei top tweets parla chiaro, ma c’è un dato che fa sorridere se analizziamo il risultato del primo in lista. Andy Milonakis ironizza scrivendo “congratulazioni agli astronauti che hanno lasciato la terra. Ottima scelta”. Sempre nello stesso post, l’autore ha commentato ironizzando che mai avrebbe immaginato di ricevere 3.8 milioni di like. Al terzo posto invece la giovane cantautrice Taylor Swift che ha criticato Trump di “fare la morale ai manifestanti, dichiarando allo stesso tempo ferro e fuoco per ripristinare l’ordine”.
TOP LIKE
Nonostante il clima di protesta e la mobilitazione generale in favore dei manifestanti, Donald Trump è quello che prende più like di tutti complessivamente 17 milioni. La sua linea si conferma apprezzata dagli statunitensi e nella top 20 stacca tutti con un 24% delle preferenze. Segue Anonymous con 9 milioni di preferenze e l’attivista Martin Luther King 3° ed il fortunato “Andy Milonakis” con i suoi 3.8 milioni di like. Lo sfidante di Trump alle prossime elezioni presidenziali, Joe Biden è eclissato con una manciata di voti rispetto allo sfidante, 3 milioni, nonostante sia stato in giro per Minneapolis ed abbia finanziato l’associazione che paga le cauzioni agli arrestati per le rivolte tramite il suo comitato elettorale. Chi invece ha dimostrato con un unico tweet di essere ancora amato è Barack Obama, con un solo tweet ha totalizzato 2 milioni di like circa.
GLOBAL MENTIONS
La mobilitazione della società civile si evince soprattutto dalle menzioni con il sito delle petizioni online change.com che sovrasta tutti sia nella versione americana che inglese, precedendo Trump bersaglio delle proteste. Anche CNN e Youtube risultano citati come canali ufficiali per ottenere informazioni in tempo reale sulle rivolte.
CITTA’
Le città che hanno twittato di più sono state Los Angeles, che ha scavalcato Minneapolis lasciata al secondo posto, Houston. Mentre se analizziamo i dati di Brooklyn e Manatthan insieme, notiamo come New York abbia superato la stessa Minneapolis dove è iniziato tutto. Penultima posizione invece per Toronto, unica città non americana presente nella top20.
NAZIONI
Su George Floyd gli USA occupano la fetta più grande tra i primi venti paesi con il 77%, seguiti da Inghilterra, Brasile, Canada, Nigeria, Australia e l’Italia al sesto posto.
LIKE ITALIANI
Venendo proprio in merito all’Italia e a come è stata trattata la notizia, la percentuale di tweets è stata molto bassa se analizziamo i flussi negli altri paesi, ma comunque composta da 27.000 tweets circa.
Lista tweets italiani
Beppe Sala figura come primo anche se il risultato fa riferimento alla sua denuncia alla prefettura di Milano per assembramento del Movimento Arancione che nei commenti gli viene subito risposto di quelli avuti con la protesta americana in favore dei diritti degli afroamericani. @femmefleurie è la protagonista assoluta con due tweets seguita da @aR21ooo, @edismyreligion. Da notare come nei top tweets figura spesso la parola Anonymous.
Mentions ITALIANI
I profili menzionati dagli utenti italiani sono stati per la maggiore quello di Trump mentre le testate preferite dal pubblico sono state Repubblica e La Stampa, che hanno pubblicato diversi aggiornamenti sul tema, mentre figurano in graduatoria ben due profili di Anonymous insieme alla CNN vittima di un sopruso. Con soli 1.000 follower, Marco_antifa è l’utente con più menzioni, meglio di Ettore Rosato di Italia Viva e dell’ex premier Enrico Letta. Spicca anche VkindQ che afferisce alla rete di Qanon.
HASHTAGS GLOBAL
Ritornando al discorso, invece, americano la top20 degli argomenti utilizzati come parole chiave nei tweets su George Floyd negli Sati Uniti, si nota che la causa globale della rivolta #blacklivematters (le vite dei neri contano) prende il sopravvento su #Justiceforgeorgefloyd (Giustizia per George Floy). Blacklivematter è quello più importante e si ripete sotto forma di diverse sintassi nei successivi 20. Quello che però rimbalza all’occhio è l’hashtag #icantbreathe che ricalca le ultime parole di disperazione dell’afroamericano prima di soccombere per la mancanza di respiro dovuta alla pressione suo collo del ginocchio posizionato dal poliziotto assassino.
Hashtag italiani
Gli hashtag italiani invece sono stati differenti e anche di molto. Il primo in assoluto è Anonymous che tramite il profilo di Anonymous Italia sono stati diramati i contenuti del profilo principale di Anonymous che riguardavano per l’appunto le reali vicende giudiziarie di Trump ed Epstein, gonfiate a dire il vero, la diffusione dei dati del Presidente degli States e quelli dei poliziotti diffusi online. Segue Minneapolis, luogo della tragedia di Floyd, #GeorgeFloyd e ANTIFA. Proprio quest’ultima parola chiave in mostra in italia e non negli States come abbiamo visto, rende l’idea dell’ideologia politica che accomuna molti utenti di Twitter del Bel Paese. Peccato però che gli ANTIFA sono più simili ai black block anarchici che agli antifascisti italiani con anni di tradizione partigiana alle spalle e questo denota una forte disattenzione sulle notizie che vengono diffuse senza essere verificate da chi ci crede e contribuisce a distogliere l’opinione pubblica dalla notizia e dalla causa principale di questo sciagurato evento e precisamente: La vita di una persona di colore conta e Giustizia per George Floyd.
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