Da Tbilisi
Georgia in bilico dopo le elezioni: tredici firmatari per un’indagine indipendente. Dall’Italia silenzio tombale

La portavoce del governo georgiano ieri era in difficoltà. Non aveva abbastanza cuffie con la traduzione simultanea da dare alla stampa. Non aveva mai visto, ha detto, così tanti giornalisti nella piccola sala conferenze del palazzo governativo di Tbilisi. Tutti lì per sentire le dichiarazioni del premier Irakli Kobakhidze accompagnato da Viktor Orban, a tre giorni di distanza dalle elezioni contestate in Georgia.
L’iniziativa di Orbán
Una conferenza significativa, visto quanto successo nelle ore precedenti. Era stato lo stesso Orbán a congratularsi con il partito di governo Sogno Georgiano appena chiuse le urne sabato, nonostante gli exit poll contrastanti e le accuse di brogli lanciate dalle forze di opposizione. Il premier di Budapest ha scelto di volare nella capitale georgiana per dimostrare vicinanza alla creatura politica di Bidzina Ivanishvili – l’uomo più ricco del paese, considerato una sorta di oligarca – da presidente del Consiglio Ue in carica. Una mossa studiata appositamente per sfidare le istituzioni di Bruxelles, rimaste incerte su che posizione prendere in merito al risultato del voto in Georgia. Solo dopo l’annuncio della visita del premier ungherese, Charles Michel e poi Ursula von der Leyen si sono esposti, pur non in maniera netta. L’intraprendenza di Orban, che davanti alla stampa ha parlato di elezioni «libere e democratiche» (stessa linea di Ankara, Pechino e Mosca) ha preso in contropiede i paesi europei, indecisi se appoggiare apertamente le proteste delle opposizioni e della presidente Salome Zourabichvili oppure legittimare più o meno controvoglia l’esito elettorale, malgrado le irregolarità.
La divisione europea
Lunedì sera è stata la stessa Zourabichvili a cercare il supporto di Ue e Usa. La presidente e i partiti di opposizione, infatti, non riconoscono i risultati diffusi dalla Commissione elettorale del paese, cioè il 54% attribuito a Sogno Georgiano. L’Ue, come spesso accade, si è mostrata divisa. Dai ministri di 13 paesi membri è arrivata una dura dichiarazione congiunta: oltre a criticare Orban, hanno sottolineato le violazioni nelle urne ed è stata chiesta un’indagine indipendente. Posizione presa anche da Josep Borrell. Tra i 13 firmatari c’è la Francia, la Germania, la Polonia, i paesi Baltici e altri ancora. A mancare, l’Italia. Da Roma, infatti, un silenzio pressoché tombale, con il governo di Giorgia Meloni che ha evitato di attaccare l’alleato Orban.
La protesta delle opposizioni
La questione del supporto occidentale è dirimente per capire il prossimo futuro della Georgia. Dalla manifestazione indetta davanti al Parlamento di Tbilisi, su viale Rustaveli, lunedì sera le opposizioni hanno chiesto nuove elezioni sotto l’egida internazionale. Non hanno intenzione di entrare in parlamento, se rimarranno uniti si aprirà una crisi costituzionale. La protesta, ad ogni modo, ha funzionato: decine di migliaia di persone sono accorse lunedì nel centro della capitale tra bandiere europee, georgiane e ucraine. Una manifestazione pacifica, partecipata e non scontata. Alla vigilia, infatti, in città c’era scetticismo. Era tanta la delusione della popolazione più europeista, quella che ritiene Sogno Georgiano ormai una forza filorussa e con derive autoritarie.
I risultati delle urne hanno colto di sorpresa le opposizioni che si sono ricompattate lunedì proprio grazie alla levata di scudi. Una piazza riscaldata dagli interventi dei leader dei partiti sconfitti, via via sempre più accesi, fino alla promessa di «combattere fino alla vittoria». In mezzo alla folla, composta non solo da giovani ma da persone di ogni età, sono spuntati cartelli contro Vladimir Putin, contro la Russia, contro i brogli, definiti «un’operazione speciale russa» sia dalla presidente che dai leader politici anti governativi. L’obiettivo è mettere pressione dall’interno al partito di governo, sperando che dall’esterno i paesi europei e gli Stati Uniti facciano altrettanto. Lo spettro di Mosca spaventa molti georgiani. Nei prossimi giorni, per le strade del paese, useranno ancora le bandiere europee per proteggersi.
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