Il 7 dicembre scorso si sono tenute le elezioni presidenziali e parlamentari in Ghana che hanno visto la vittoria del candidato del partito progressista Congresso Democratico Nazionale John Dramani Mahama che era già stato presidente dal 2012 al 2017. In una tornata elettorale piuttosto tranquilla Mahama ha sconfitto il vice-presidente in carica e candidato del partito di governo Nuovo Partito Patriottico Mahamudu Bawumia, protetto ed erede del presidente uscente Nana Akufo-Addo che era rimasto in carica per due mandati.

Nel paese affacciato sull’Oceano Atlantico è piuttosto consueta un’alternanza fra questi due partiti che normalmente dopo aver fatto due mandati perdono il turno successivo. Il Ghana ha infatti dimostrato molta maturità politica con un tasso di democratizzaione fra i più alti del continente. Ma questa volta la vittoria dell’opposizione era prevedibile perché il paese sta attraversando una gravissima crisi economica e sono state frequenti le proteste di piazza per il carovita che ha colpito la popolazione. Il Congresso Democratico Nazionale ha conquistato anche la maggioranza dei seggi parlamentari e adesso potrà governare con una certa sicurezza.

Il Ghana nel 2022 ha ufficialmente dichiarato che non sarebbe stato in grado di pagare gli interessi sul proprio debito ed ha chiesto un ulteriore prestito al Fondo Monetario Internazionale di 3 miliardi di dollari per affrontare la spesa corrente. Lo stato africano che è sempre stato uno dei più stabili dell’area vive di esportazione ed è il primo esportatore di oro dell’intero continente. Nel periodo coloniale il Ghana veniva chiamato dagli inglesi Costa d’Oro, ma sono tante le risorse minerarie del sottosuolo, anche se l’oro rappresenta quasi il 50% del totale delle sue esportazioni. Nonostante in questi anni abbia mantenuto una crescita economica piuttosto stabile ed intorno al 4%, nel 2022 ha dichiarato il default economico con l’inflazione al 55%. Il Cedi, la moneta nazionale ghanese, ha perso metà del suo potere d’acquisto e gli interventi governativi non sono riusciti a frenare questa perdita di potere d’acquisto e nel 2023 la disoccupazione è salita al 15% con punte del 65% fra i più giovani.

Il Ghana ha un forte legame commerciale con l’Italia che è il secondo partner dell’Unione Europea e l’ottavo a livello globale, uno scambio basato su metalli preziosi, cacao e caffè. La popolazione è molto delusa dalle politiche governative a livello economico, ma anche la sicurezza interna è stato al centro della discussione politica di queste elezioni. Il terrorismo internazionale che dilania il Sahel ha infatti lambito anche le province settentrionali del Ghana che non era pronto ad una minaccia jihadista. In Ghana, che ha una schiacciante maggioranza di cristiani di circa il 72%, vive anche il gruppo etnico dei Fulani, musulmano e presente in tutto il Sahel. In questa popolazione marginalizzata ed esclusa dal governo centrale il jihadismo riesce a fare proselitismo arruolando i giovani senza lavoro. Il Ghana ha reagito lanciando l’Accra Initiative con l’obiettivo di lavorare con i paesi confinanti per combattere il terrorismo islamico e dislocando nel nord dello stato una forza multinazionale di circa 10mila soldati che però non è apparsa reattiva alle sempre più frequenti incursioni degli islamisti dal Burkina Faso.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi