“Viviana non si è uccisa e non ha ucciso il piccolo Gioele”. Claudio Mondello, legale e cugino del padre del piccolo di cui ieri ha effettuato il riconoscimento, non ci sta alle ipotesi di omicidio-suicidio uscite oggi su alcuni quotidiani, una ricostruzione smentita con forza.

Tutto partirebbe da un “fortuito sinistro automobilistico” con Viviana che “si trovava a 100km da dove avrebbe dovuto essere” e quindi “decide di guadagnare la fuga”. “E’ lecito ipotizzare quanto segue: il bambino sfugge alla vigilanza della madre e si allontana. Forse anche solo di pochi passi. Probabilmente qualcosa, in quello scenario di campagna, attira la sua attenzione oppure lo spaventa. La madre, terrorizzata, cerca disperatamente di trovarlo ma i suoi tentativi falliscono. Al fine di meglio orientarsi, quindi, decide di salire sul pilone della corrente e guadagnare una posizione di privilegio rispetto al luogo circostante. E’ vero che il traliccio è posto più in basso rispetto alla collina adiacente (circostanza che mi lasciava dubbioso su uno scenario di tale guisa) ma lo è, altresì, che è l’unica tipologia di struttura che consenta di guardarsi intorno a 360 gradi. E’ compatibile, pertanto, con l’idea di chi voglia perlustrare la zona limitrofa; probabilmente (così ipotizzo) per guadagnare il contatto visivo col bambino. Perché per ritrovare il bambino e non per ritrovare la via smarrita? Perché si discorre di un possibile pericolo mortale (da quel traliccio transita corrente elettrica ad alto voltaggio) per cui ipotizzo che una spinta esiziale – tale da far decadere ogni indugio – sia stata, per Viviana, quella di ogni madre responsabile: l’amore (“mi coinvolse un senso di protezione”) e la tutela del proprio bambino. Da quella posizione Viviana, finalmente, rintraccia Gioele: si affretta a scendere ma, probabilmente per evitare di perdere tempo, ritiene preferibile saltare. Questa scelta le è fatale”, l’ipotesi di Mondello.

Da questo punto in poi, spiega l’avvocato, “faccio mia la ricostruzione di chi ha restituito Gioele alla propria famiglia: Giuseppe Di Bello, ex brigadiere dei Carabinieri. E’ probabile che il bambino abbia vagato tra i boschi fino al momento in cui è incorso in un incontro funesto (forse un suino nero dei nebrodi; in zona ve ne sono molteplici sia da allevamento che allo stato brado). Quanto sopra deve essere vagliato, in modo accurato, e supportato da evidenze tali da rendere impossibile ogni alternativa possibile. Un lavoro che impone pazienza, rispetto e silenzio”, conclude Mondello.

Intanto dovrebbe essere eseguita seguita sabato l’autopsia sui resti umani ritrovati ieri nel bosco di Caronia, Messina, che molto probabilmente appartengono a Gioele. L’autopsia “sarà ancora più complessa rispetto alla madre. Difficilissimo sarà stabilire la causa della morte”, aveva sottolineato il medico legale Elena Ventura Spagnolo.

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