“Il primo pezzo lo firmai ‘Anonimo Romano’. Era un racconto scritto per ‘Lo Straniero’, rivista di Goffredo Fofi, che mi disse ‘Molla tutto e concentrati su questa storia’”. È nato così Romazo Criminale. Lo racconta Giancarlo De Cataldo al Corriere della Sera, ripercorrendo alcuni momenti che hanno preceduto la pubblicazione del libro e segnato la sua professione di magistrato, che lo ha visto coinvolto in alcuni dei casi giudiziari più famosi degli ultimi anni.
De Cataldo: “Mi dissero che Romanzo Criminale non avrebbe mai venduto una copia”
“Per scrivere Romanzo Criminale ho superato la paura iniziale che avevo. La prima stesura venne fuori col tempo. I primi a credere nella pubblicazione furono Paolo Repetti e Severino Cesari, mentre un alto dirigente Einaudi era scettico. ‘Non venderà una copia’ diceva. Il libro uscì di giovedì, mi trovavo a Napoli ed entrai in una libreria come si entra in farmacia per comprare dei preservativi, chiedendo al librario del volume. ‘Ne avevo tre. Due vendute, una la sto leggendo io’, mi rispose”. Qualche giorno dopo De Cataldo ricevette la telefonata della sua agente, che gli consiglia di spegnere il telefono per qualche giorno. Sul libro si stava scatenando un’asta tra produttori cinematografici. I diritti furono venduti una settimana dopo.
Un magistrato in pensione dorme tranquillo
Alle spalle una vita da magistrato. Tante dure condanne, ma un magistrato in pensione dorme tranquillo: “Se qualcuno mi portasse la prova che ho sbagliato a giudicare, anche a tanti anni di distanza, sarei pronto a riconoscere l’errore. Potrei aver sbagliato ma solo in buona fede”, confessa. “Nel processo per l’omicidio di Marta Russo ci furono molte contestazioni. Su Liberal scrissero che avevamo condannato Scattone e Ferraro perché ce l’aveva chiesto il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, ma il direttore della rivista mi convinse a non citare in giudizio. Sul giallo di via Poma invece ricevetti il primo applauso alla lettura di una sentenza, assoluzione in appello del fidanzato di Simonetta Cesaroni, era stato condannato in primo grado a più di 20anni”.
De Cataldo: “Da magistrato ho dato tanti ergastoli e firmato per l’abolizione”
Tema del confronto anche l’ergastolo: “Credo nella rieducazione e nell’articolo 27 Cost. Ne ho dati di ergastoli, ma ho anche firmato per l’abolizione. È pur sempre una violenza. La nostra società non l’ha ancora superato. Infine un ritorno al Giancarlo ragazzo: “La laurea in giurisprudenza fu quel pezzo di carta che rappresentava il punto di partenza. Da giovane il mio sogno era quello di scrivere”.