Politica
Gianluigi Paragone espulso dal Movimento 5 Stelle: “C’era il 33%…”
Il Collegio dei probiviri ha disposto l’espulsione dal Movimento 5 Stelle di Gianluigi Paragone. Il voto contrario alla legge di Bilancio è tra le motivazioni per cui il collegio dei probiviri del Movimento, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone, ha cacciato il senatore Gianluigi Paragone.
Secondo quanto apprende l’AGI, inoltre, a Paragone è stato contestato di essersi astenuto nel voto sulle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte.
“Sono stato espulso dal nulla… C’era una volta il 33%. Ora…”. Questo il messaggio, scritto a mano su un foglio marchiato con il logo del Senato, che Paragone ha pubblicato su Facebook.
Nei giorni scorsi lo stesso Paragone ha chiamato in causa l’intervento dei probiviri del Movimento 5 Stelle per i parlamentari che non hanno rendicontato. Il senatore con un video pubblicato su Facebook ha lanciato accuse durissime e senza particolari giri di parole: “Se invochi il rispetto del programma devi andare a processo. Perché sei un rompicoglioni e i rompicoglioni non piacciono più al M5S. E allora visto che ai probiviri piace il rispetto delle regole sarà bene che anch’io chieda il rispetto delle regole verso che coloro che non hanno pagato nulla. E tutti sapevano di questa situazione”.
Paragone prese di mira anche la ministra Fabiana Dadone “che è un probiviro che dovrà giudicare me un po’ in conflitto di interessi – sottolinea – perché è ministro e secondo me è anche un po’ incompatibile perché non puoi far parte del collegio dei probiviri ed essere anche ministro, ma vabbe’, quisquilie…è ferma a 5 mensilità. Te ne mancano un bel po’. Dovrai giudicare anche su sé stessa se non ti metti in regola”. E poi Ruocco, la ministra Catalfo. “Chi è sotto i sei mesi riceverà il mio esposto”, conclude il senatore.
In una recente intervista al Riformista, Paragone così aveva commentato le voci di un suo passaggio alla Lega. “Non è vero un tubo che sto lavorando a una scissione. Quello che ha scritto qualcuno (Repubblica, ndr) non ha alcun senso”, ha spiegato l’ex conduttore televisivo, da molti indicato come il Caronte traghettatore di anime da Di Maio a Salvini. “Io ho votato la fiducia al governo Conte e dovrei fare la scissione per un gruppo che vota contro il governo Conte? È privo di logica politica. La mia uscita dai Cinque Stelle è una cazzata colossale”.
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