Il ricordo
Gigi Riva e il trionfo nell’Europeo del ’68: in Nazionale mai nessuno come lui
Fino al 2021 è rimasto l’unico titolo continentale conquistato dall’Italia. Sull’Europeo del ’68, vinto dagli azzurri allo Stadio Olimpico di Roma, oltre alle firme di Prati, Domenghini, Zoff, Rivera Anastasi, Facchetti e Mazzola ci fu anche quella di Gigi Riva, protagonista nella finale contro la Jugoslavia con una rete delle sue, che segnò per sempre il punto più alto della carriera di Rombo di Tuono in azzurro.
Fu tra le contestazioni del Mondiale del ’66 che l’Italia venne accompagnata alla terza edizione del torneo. Il ct Valcareggi venne chiamato a ricostruire un gruppo stroncato dall’eliminazione ai gironi e dalla sconfitta per 1-0 contro la Corea del Nord. Gigi Riva fu proprio tra le novità della terza rassegna continentale: aveva da poco esordito in Nazionale e venne convocato insieme ad un altro giovane, Anastasi, entrambi catapultati nel ritiro azzurro dall’Under 21. Riva si era messo in mostra già nella fase qualificatoria, segnando sei gol, che assieme ai cinque di Mazzola trascinarono l’Italia al successo nel gruppo con Romania, Cipro e Svizzera, ma quella ad eliminazione diretta non fu altrettanto fortunata.
Il cammino di ‘Rombo di tuono’ dai quarti contro la Bulgaria fino alla finale contro la Jugoslavia, fu però condizionato da un fastidioso infortunio: una pubalgia che lo costrinse a guardare dalla tribuna la sfida di Sofia, persa 3-2 (il suo posto in campo venne preso da Pierino Prati che nell’occasione trovò il suo primo gol in Nazionale), e ancora nel ritorno di Napoli, vinto dall’Italia 2-0. Stessa sorte per la semifinale contro l’URSS: uno 0-0 su un campo difficile che regalò il passaggio del turno agli azzurri soltanto dopo il triplice fischio, quando l’arbitro negli spogliatoi lanciò la monetina. “Testa”, disse Facchetti. E finale fu.
Doppia finale; perché nella prima Italia e Jugoslavia non andarono oltre l’1-1. Gli azzurri si scontrarono contro una corazzata fisica e tecnica, una delle squadre più forti d’Europa. Un primo appuntamento che Zoff e compagni meritavano di perdere con un risultato netto ma che finì in parità e regalò a Valcareggi un’altra possibilità: il regolamento infatti prevedeva che in caso di parità la finale avrebbe dovuto rigiocarsi. Così fu, sempre a Roma, 2 giorni dopo, e il ct inserì ben 5 protagonisti che erano rimasti fuori nella gara d’andata (all’epoca non si potevano cambiare giocatori di movimento), stravolgendo gli equilibri in campo, ribaltandoli: Salvadore, Rosato, Mazzola, De Sisti e proprio Riva.
Tornato finalmente a disposizione dopo aver visto l’intera manifestazione da dietro le quinte, impiegò soltanto 12 minuti per portare l’Italia in vantaggio. Tiro di sinistro, dal centro dell’area, con un presunto fuorigioco lamentato dagli jugoslavi e non accordato dall’arbitro, lo spagnolo Ortiz de Mendebil. Poco dopo, al 31’, il sigillo di Anastasi in mezza rovesciata. Fu 2-0 e il primo titolo continentale all’Italia, tra la fiaccolata sugli spalti dell’Olimpico. “Bellissima la festa dello stadio – ricordava – sembrava un concerto rock. Mi ritrovai in auto con Albertosi, arrivammo in albergo solo alle 4 del mattino”. Fu il suo successo più grande con la Nazionale, in totale furono 42 le sue presenze e 35 i gol. Ancora oggi, resta il miglior marcatore azzurro di tutti i tempi.
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